Cinque episodi sulla spiaggia di Rimini.
Il severissimo fustigatore del malcostume, il pretore Ermenegildo Morelli (Paolo Villaggio) si fa ingenuamente sedurre dalla spogliarellista Lula (Serena Grandi) che utilizza tutte le "armi" a sua disposizione, facendolo innamorare follemente. Alla fine il povero magistrato resta nudo in mare e aspetta che tutti se ne vadano.
L'inconsolabile vedova Noce (Laura Antonelli), grazie ai tre fratelli amorosi (burinissimi macellai) che si impegnano a tirare su il morale della sorella, trova in un guitto da varietà (Maurizio Micheli) l'inatteso lenitivo per le sue pene.
L'affascinante signora Liliana (Eleonora Brigliadori) invece viene spinta tra le braccia forti e virili di un culturista da una sua amica, ma finirà sedotta (cornificando il marito) dal figlio della donna, di dodici anni...
Il truffatore di bassa lega Gianni (Jerry Calà) tenta di abbindolare un ricco industriale in yacht, offrendogli una moglie noleggiata sul marciapiede.
Si sono messi in 9 a scrivere il copione di questa episodica commediaccia balneare, ad episodi che si incastrano, diretta da Sergio Corbucci: vari tipi da spiaggia, corna, facezie da spiaggia, barzellette sceneggiate, un vero festival del pecoreccio.
RIMINI RIMINI è un film più grossolano che divertente, più scemotto che malizioso (malgrado tette al vento e cosce lunghe).
Tra le bellone presenti la meno vestita (cioè nuda) è l'opulenta Serena Grandi, che è come il rancio: ottima e abbondante.
Rimane uno dei "capolavori" del cinema trash anni '80, che comunque si rivelò di discreto impatto alla sua uscita cinematografica, soprattutto grazie alla promessa di far vedere l'oggetto dei desideri di quegli anni.
Ovvero le enormi ma gradevoli tette della bella e procace Serena Grandi.
Niente di strano: sono gli anni dell’edonismo reganiano, della Milano da bere, degli Yuppies, gli anni delle cicale e dell’effimero.
E il cinema segue la moda, la cavalca e inevitabilmente si sbraca.