Campania. Il disoccupato Michele Abbagnano (un sempre eccellente Nino Manfredi), una mano di legno e un cuore d’oro, campione dell'arte di campare, “lavora” in maniera fissa sul treno che fa la stanca spola fra Napoli e l'estremo lembo sud della regione, Vallo della Lucania.
Per tirare avanti e mettere insieme i soldi necessari per operare il figlio malato, vende abusivamente caffè caldo e cornetti.
Inoltre offre piccoli servizi ai viaggiatori notturni, fidando sulla complicità di controllori benevoli che chiudono un occhio, e forse anche due, e sulla solidarietà dei compagni di viaggio.
Ma una sera i ferrovieri hanno l’ordine, a mezzo fax del Ministero, di mettere in riga l’innocuo, ma non invisibile, “portoghese”.
Il poveretto è costretto ad affrontare la notte di “lavoro” nascondendosi e travestendosi, pur di saltare da una carrozza all’altra ed evitare l’incontro con il “rigido” capotreno deciso a mettere a posto le cose.
Malgrado faccia qualcosa di fondamentalmente illegale, è in fondo un brav'uomo e ritrova la sopita dignità di uomo perbene quando si rifiuta di reggere il gioco a tre ladruncoli da cuccetta per i furti notturni sui treni.
Cosa che chiaramente gli attira addosso un sacco di guai, non ultimo quello di finire, dopo tanti inseguimenti, nella trappola della polizia ferroviaria che ora si prepara alla resa dei conti.
Con un finale dolce come richiede il cuore.
CAFE' EXPRESS è una bellissima commedia ferroviaria, degna del teatro di Eduardo De Filippo, di Nanni Loy (per me il suo miglior film nda), che danza in maniera perfetta tra il buffo e il patetico, l’amaro e l’ironico, con tocco delicato e sguardo affettuoso.
E Nino Manfredi superlativo nel disegnare un personaggio memorabile tra l’agro e il dolce, utilizzando altresì lo sfondo di un esemplare spaccato del profondo Sud. Mettendo in scena quell’insieme di abilità sopraffine che costituiscono l’arcinota italica arte di arrangiarsi, in un ribollire di vitalità e disperazione.
Intorno a un grande Manfredi, maestoso e padrone della scena, che regge quasi da solo, si muove una colorita folla di macchiette. Fa ridere, ma anche riflettere, come capita a molta nostra commedia di alto livello.