L'ICONA SEXY ANNI '70: LAURA ANTONELLI

28 Novembre 1941. A Pola nasce Laura Antonelli.

L’istriana destinata a diventare una bellissima diva del cinema, alla fine della guerra dovette abbandonare con la famiglia la sua terra coinvolta nell’esodo di migliaia di profughi costretti a sfuggire alla feroce pulizia etnica dei comunisti jugoslavi agli ordini di Tito.

La famiglia Antonaz (vero cognome della Antonelli) si stabilì dapprima a Napoli dove Laura studiò diplomandosi al liceo scientifico e all’ISEF (l’Istituto Superiore di Educazione Fisica).

Trasferitasi a Roma con la famiglia, prima di entrare nel mondo del cinema a Cinecittà, fu insegnante di educazione fisica in un liceo artistico romano.

Era troppo bella per insegnare.

Infatti divenne l'ossessione. E non ci sono altre parole per descriverla.

L'apice della popolarità, questa interprete, lo raggiunse negli Anni Settanta e Ottanta, dapprima lavorando in pellicole erotiche e poi dando grandi prove d'attrice in film d'autore.

Fu il volto, il corpo, la coscia sotto il reggicalze marrone, la rotondità perfetta del corpo femminile in triangoli scaleni di amori vietati e mal corrisposti, di bramosie brucianti e a senso unico.

Una carriera costruita intorno a un'ossatura scandalosa e tormentata da un sorprendente film di Salvatore Samperi, che descrisse un non-ideale triangolo di attrazioni fatali, che aveva per fulcro la cameriera in reggicalze Angela (da lei interpretata), diventata l'oggetto del desiderio del capofamiglia La Brocca (Turi Ferro), vedovo cinquantenne di Caltagirone, e del suo turbato secondogenito quattordicenne (Alessandro Momo).

L'ossessione del  possessivo La Brocca padre non è corrisposta se non per interesse finanziario. Quella dell'allupato giovane figlio dà vita, invece, a una serie di stratagemmi e di giochi sessuali fra la serva e il padroncino, che scivolano in frasi d'amore, ricatti, morbosità.

Inutile dire che la sua Angela spopolò nel cinema italiano ed entrò nella memoria storica.

MALIZIA la elevò a diva, come sex symbol del decennio. Lei si fece carico di queste nuove etichette, che le rimasero incollate addosso, anche quando diede sfoggio di grandi performances cinematografiche, ben lontane da quella ed altre "donne di carne".

Ma lei fu clemente con i suoi personaggi. Non ripudiò ciò che aveva fatto, anche negli anni a venire, perché tutti, nella vita o nella finzione, abbiamo avuto almeno una debolezza, e forse la sua Angela, ma anche tutte le altre donne che interpretò al cinema, quelle più vicine al sesso, quelle più scandalose, ne avevano di più.

E trovavano  sfogo in una passione naturale o innaturale.

Poi il ritiro dalle scene, dopo i controversi scandali giudiziari che le deformarono la vita, il volto. Scelse la solitudine, si sottrasse al mondo intero in una casa di campagna, ma il mondo intero la non dimenticò, non seguì i suoi desideri. Non poteva dimenticarla in calze scure, gancio della giarrettiera in vista e uno sguardo dolce e ammiccante.

Era l'icona. Era la donna, bellissima, sulla scala, in abito corto, davanti alla cinepresa...