EXTINCTION

Un futuro non troppo lontano. Ha l'incubo ricorrente di perdere la sua famiglia sotto il fuoco di un tremendo attacco alieno il padre di famiglia Peter (Michael Peña). 

E comincia a preoccuparsi per davvero la dolce moglie Alice (Lizzy Caplan).

Purtroppo l'incubo del pater familias si trasforma in realtà quando appaiano gli invasori di una non specificata razza aliena in città.

Tra il balenare dei raggi laser ed afferrate le bambine, inizia a combattere per la sua vita e quella dei suoi cari.

EXTINCTION è un film di fantascienza (produzione Netflix) del filone usa e getta nel dimenticatoio. Quando avviene l'invasione aliena, assistiamo ad un replay di SKYLINE, meno divertente dell'originale, anche il colpo di scena, difficilmente intuibile, risulta riuscito. 

Il resto, però, è quasi interamente puro riciclaggio di molteplici film del genere (quasi tutto fatto in computergrafica). E visto che l'originalità non può essere limitata a un solo escamotage, è inevitabile che il giudizio non possa essere positivo, nonostante gli attori siano comunque decenti.

Inoltre la non eccessiva lunghezza aiuta, se non altro, a sopportare meglio le parti di mera fuga, con inseguitore alle calcagna. 

In pratica sufficiente nella confezione ma terribile nei dialoghi, in gran parte costituiti da invocazioni filiali piagnucolose ("babbo, non mi lasciare") e rassicurazioni paterne fasulle. Senza dimenticare il messaggio familistico finale che chiude il cerchio di uno sci-fi di mediocrità assoluta.

Trascurabile.

SMILE

Stati Uniti, giorni nostri. Non è stata esattamente una bella giornata per la giovane psichiatra Rose Cotter (Sosie Bacon). Mentre era in servizio presso il reparto di emergenze, in cura da lei si era recata la giovane Laure, fortemente traumatizzata per aver assistito al violento suicidio del proprio insegnante.

La ragazza le aveva raccontato una storia di possessione demoniaca, con vivide allucinazioni, prima di uccidersi in maniera orribile.

Proprio davanti a lei, che nasconde un trauma di gioventù: ha assistito al suicidio della madre, senza intervenire in alcun modo e senza poi riuscire a perdonarsi per questo.

Nel racconto della moritura la premessa a un evento violento è sempre costituita da un sorriso diabolico ed inquietante, che compare sul volto di queste allucinazioni, e spinge verso la follia la vittima.

E l' inquieta dottoressa dovrà combattere contro i suoi demoni e un incubo senza fine.

SMILE è il lungometraggio d'esordio all'insegna del déjà vu dato che la trama e le atmosfere sinistre dell'horror in questione ricordano molto quelle del saccheggiato THE RING (si veda la scadenza dei giorni per le varie morti) e le sinistre Catene di Sant'Antonio di altri film simili. 

La discreta fattura messa in campo dal regista Parker Finn non compensa se non in parte la scarsa originalità, la prevedibilità di quasi tutti i vari jumpscare e una durata eccessiva.

Horror usa e getta.