LA VERGINE, IL TORO E IL CAPRICORNO

Roma. Lo speculatore edilizio milanese Gianni Ferretti (Alberto Lionello), architetto nonchè galletto si tiene in forma con corsetta e tennis. Oltre che con il vizietto di tradire la moglie con le amiche della stessa, in aggiunta a dattilografe e segretarie dell'azienda.

La piacente moglie Gioia (Edwige Fenech) per un pò soffre in silenzio ma gli resta fedele, finchè decide di vendicarsi.

Se ne va in vacanza ad Ischia e fa giungere al sempre più preoccupato maritino le false voci dei propri tradimenti. Fino a sedurre quaranta camionisti.

Corne in vista, dunque, per il disperato maritino.

Fatti fessi un paio di maturi spasimanti, tra cui lo spiantato barone Felice Spezzaferri (Aldo Maccione), casca davvero tra le braccia del biondo mantenuto Patrizio (Ray Lovelock).

E il consorte? Tutto bene, si consolerà presto.

LA VERGINE, IL TORO E IL CAPRICORNO è l'ennesima pruriginosa commedia pseudoerotica anni '70 diretta da Luciano Martino, fratello dello stakanovista del genere, il celebre Sergio.

Una semplice storiella piena di cosce e corna che poteva durare la metà e  che alle consuete divertite volgarità aggiunge un'aria da pochade borghese.

L'indiscutibile spettacolosa Edwige Fenech, mai così in "vista" (e non butto nemmeno la Tanzi...), rasenta la perfezione e si può gustare in abbondanza. Lei naviga con in vento in poppa, esibendosi nelle sue, ormai, leggendarie docce.

A mio parere solo nell'INSEGNANTE Edwige è apparsa cosi bella.

Bisogna ammettere che il cast di questo LA VERGINE, IL TORO E IL CAPRICORNO è davvero eccellente.

C'è un Alberto Lionello, che la fa da padrone per tutto il film, forse estremamente logorroico, oltre a comprimari del calibro di Mario Carotenuto, Riccardo Garrone, Lia Tanzi, Aldo Maccione e Tiberio Murgia (tanto per citarne alcuni).

Alvaro Vitali, relegato a fare il cameriere, compare pochissimo e si limita a diventare rosso in faccia ripetendo l'adagio "Che Bona-che Bona".

Come dargli torto.