IL CINICO, L'INFAME, IL VIOLENTO

Milano. Il ruvido commissario Leonardo Tanzi (Maurizio Merli) si è dimesso sbattendo la porta.

I suoi superiori, che disapprovano i suoi metodi un po' troppo sbrigativo, gli suggeriscono di nascondersi in Svizzera.

Anche per evitare che la banda di Luigi Maletto, meglio noto come il cinese (Tomas Milan), finito dentro per la sua testimonianza, faccia il bis dell'attentato in cui il ruvido piedipiatti è già stato ferito.

Ma questi ha già un suo piano.

Così corre a Roma dove ha saputo che il bandito si è alleato con lo spietato italo-americano Frank Di Maggio (John Saxon), temibile boss del racket delle protezioni.

Ora devo riuscire a mettere l'uno contro l'altro i due delinquenti che si contendono la città.

IL CINICO, L'INFAME, IL VIOLENTO è un violento (probabilmente meno di NAPOLI VIOLENTA nda) ma non certo noioso poliziottesco tutt'azione dello specialista Umberto Lenzi. Sicuramente accettabile al di là dell'appartenenza alla tipica produzione italiana di genere targata anni '70. Malgrado la trama non originalissima.

Il regista sposa la causa, allora di gran moda, dei giustizieri solitari. Cittadini senza macchia e senza paura, puntualmente sommersi di critiche negative dai critici di sinistra e di applausi a scena aperta dal pubblico in sala.

Il povero Maurizio Merli fa diligentemente il suo solito ruolo. La maschera impenetrabile di chi è abituato a non chiedere mai, né alle donne (a letto) né agli (ex) colleghi, spara con la stessa disinvoltura pistolettate e pugni a destra e a manca.

IL CINICO, L'INFAME, IL VIOLENTO può contare inoltre sulla la partecipazione di un ottimo Tomas Milian nei panni del romanissimo delinquente spietato e dal turpiloquio facile. Memorabili i coloriti annunci mortuari che lascia presso la vittima prima di mandarla al Creatore.

John Saxon fa il suo dovere contrattuale, ma nulla più.

Incredibile a dirsi: nemmeno un inseguimento in tutto il film.