REAZIONE A CATENA

Chicago. Dopo anni di ricerche un gruppo di ricercatori dell'università ha scoperto una fonte di energia pulita (la separazione molecolare dell'acqua, rivoluzionario veicolo per una nuova fonte di energia a costo zero) che può tranquillamente sostituire il petrolio e salvare il mondo dall'inquinamento.

Un' invenzione che chiaramente sconvolgerebbe tutta l'economia basata sul petrolio.

Così un attentato distrugge il laboratorio e l'ideatore della prodigiosa formula, lo scienziato Alistair Barkley, viene fatto fuori e del delitto è accusato il giovane tecnico Eddie Kasalivich (Keanu Reeves), che ha trovato il cadavere prima che il laboratorio saltasse in aria.

Sulle sue tracce si butta, oltre che ambigui agenti della CIA e dell'FBI, un segugio con distintivo, il rude ispettore Ford (Fred Ward) e al giovane non resta che svignarsela con l'impaurita dottoressa Lily Sinclair (Rachel Weisz).

Impossibile distinguere tra buoni e cattivi. Ma soprattutto il mellifluo direttore del progetto, Paul Shannon (Morgan Freeman) da che parte sta?

Sceneggiatura debole e un Keanu Reeves senza carisma nel poliziesco fantaecologico diretto da Andrew Davis, movimentato ma inverosimile, che ricicla il suo precedente (con più pepe e pathos) IL FUGGITIVO.

L'avvio di REAZIONE A CATENA piacerebbe certamente a Beppe Grillo dal cuore e dal cabaret ecologico. Immaginate, suggerisce il regista che si scopra una fonte di energia pulita, capace di prendere il posto di benzina e petrolio e cancellare dal mondo la parola più pericolosa: inquinamento.

Succederebbe il finimondo, perché la scoperta turberebbe gli ordini del plusvalore costituiti, scatenando una lotta fratricida tra la Cia e l'Fbi.

Tornando a REAZIONE A CATENA tutto è purtroppo piatto e ripetitivo, mal servito da una sceneggiatura senza colpi di scena fino all'esplosione tanto attesa dalla quale i due eroi si salvano per uno di quei destini improbabili che il cinema riserva agli innocenti.