Washington. Il maturo ladro solista Luther Withney (Clint Eastwood) s'introduce nella lussuosa villa dell'arcimiliardario Sullivan.
Il sistema di allarme non è un vero problema per un tipo tosto come lui, ma mentre il valido topo di appartamento fa razzia di collier e bracciali, rientra inattesa la padrona di casa.
Lui si rifugia in una cabina-armadio e dal finto specchio spia la signora con l'amante: è nientemeno che il Presidente degli Stati Uniti in persona, Alan Richmond (Gene Hackman).
Al presidente degli Stati Uniti non basta portarsi a letto la moglie del suo migliore amico e sostenitore, ma la picchia.
Lite furibonda.
Poi l'improvviso litigio degenera e gli uomini addetti alla sicurezza del Presidente, guidati dal duro Bill Burton (Scott Glenn), uccidono la donna prima che sia lei a uccidere il presidente, cancellando poi ogni traccia.
Così l'artista del furto si ritrova testimone di un omicidio ( e che omicidio!) e fugge.
Ma se il detective della omicidi Seth Frank (Ed Harris) sospetta del ladro e punta ad arrestarlo, i gorilla della Casa Bianca lo braccano per eliminarlo.
Scritto dal sagace William Goldman sulla base di un romanzo di David Baldacci, POTERE ASSOLUTO è un avvincente thriller con risvolti fantapolitici che conferma ad ogni passo l'abilità registica di Clint Eastwood.
Il regista costruisce un intrigo perfetto, riuscendo poi a sbrogliarlo in maniera decente. In pratica secondo le sue coordinate preferenziali: la giustizia messa in atto da un antieroe solitario (qui ladro gentiluomo), l’affetto familiare, la malinconia e il disprezzo per un potere sporco, ipocrita e corrotto.
Nella solita prova di un film fatto come creazione artigianale.
Gene Hackman, nella solita prova superiore alla media, dà un tocco di ironia al suo personaggio, un presidente assai poco irreprensibile, moralmente parlando, come gran parte di quelli della realtà.
Bill Clinton insegna.