IN NOME DEL POPOLO SOVRANO

Roma, 1848. Tra i nobili che sperano nel ritorno di Pio IX, riparato in fretta e furia a Gaeta, c'è il marchese Arquati (Albero Sordi), amareggiato perchè la nuora Cristina (Elena Sofia Ricci) cornifica il marito Eufemio (Massimo Wertmuller) con un nobile milanese, il rivoluzionario Livraghi (Luca Barbareschi).

Dall'altra parte della barricata si battono i popolani di Ciceruacchio (Nino Manfredi), curiosamente amico-nemico di un frate barnabita (Jacques Perrin), in pieno anelito di libertà.

Riusciranno a fermare il rapido declino della Repubblica Romana e magari evitare carcere, processo e pena di morte per mano dei francesi?

Basterebbe un libro di storia patria per avere la risposta.

IN NOME DEL POPOLO SOVRANO
è una pittoresca e simpatica commedia patriottarda, spesso didattica, un affresco affollato di personaggi, che spesso si accontentano di qualche battuta, con cui si chiude una ideale trilogia del regista Luigi Magni contro il potere temporale del Papato (NELL'ANNO DEL SIGNORE, 1969, e IN NOME DEL PAPA RE, 1977, i primi due, sicuramente superiori).
Bisogna dire che qui la farsa mitiga la solita tirata anticlericale.

Tra i grandi reclutati come comprimari, impossibile scegliere tra i  due fuoriclasse, il popolano Nino Manfredi e il nobile Albero Sordi, costretto alla greve caricatura del romanaccio più becero.

Non particolarmente in parte Luca Barbareschi, mentre Serena Grandi...beh! è sempre un bel vedere.