Oakland (California), 2002. Vacillano alla fine della stagione le convinzioni del general manager degli Oakland Athletics Billy Beane (Brad Pitt): il team è in crisi dopo la cessione dei tre big.
D'altra parte quella che è una buona squadra (di baseball) non può però competere con i budget stratosferici di squadre come ad esempio i New York Yankees. Insomma la lotta impari tra squadre dei cosiddetti "small markets" e le grandi corazzate.
E adesso come li sostituisco con i pochi soldi a disposizione?
Ma ecco il giovane e rotondo Peter Brand (Johan Hill), fresco di laurea in statistica a Yale: basta comprare i giocatori adatti e il successo arriverà.
La teoria (ardita) tende a dimostrare come si possa costruire una squadra vincente basandosi sulle statistiche invece che sui nomi altisonanti.
Proviamo a sbancare la Major League?
L'ARTE DI VINCERE è un lungo melò parasportivo, molto americano, diretto da Bennett Miller, che si sofferma troppo su tattiche e campagna acquisti di uno sport semisconosciuto in Italia (dove il film ha incassato pochissimo nda), pur conservando un romanticismo di fondo.
Le scene di gioco e il linguaggio tecnico da addetti ai lavori (fuori campo, inning, swing, primo battitore) aumentano il fastidio di chi guarda senza capire il senso di uno sport poco filmabile e pieno di tempi morti.
Comunque possiamo definirlo non un film sullo sport in senso stretto. Molto made in USA è anche la morale del film, l'american way of life : quella eterna della seconda possibilità e delle profonde motivazioni dell'individuo.
Brad Pitt sempre più bravo (ed abile nello scegliere i ruoli).