La ragazza accetta il passaggio sulla nera muscle car del misterioso stuntman Mike (Kurt Russell).
Non ci mette molto a scoprire, con stupore, che il sedile del passeggero, semplicemente, non esiste.
E il bolide è lanciato al frontale notturno con altre tre allegre squinzie che poco prima popolavano il locale.
Dalla strage si salva solo lui, con svariate fratture.
Quattordici mesi dopo lo troviamo in Tennessee, dove il folle maniaco assassino è pronto al bis.
Stavolta le vittime designate sono Abbey (Rosario Dawson) e le toste Kim e Zoe.
GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE è un esplosivo e cruento dramma parapoliziesco di Quentin Tarantino, che delizia i fan sfegatati e lascia sbalorditi in senso negativo gli occasionali spettatori.
Io sto placidamente nel mezzo.
Il genio (a corrente alternata, come tutti i geni) mette in scena una storia insensata gravida di chiacchiere (a tratti stucchevoli) e atrocità. In pratica realizza un film omaggio al vecchio B movie e ai serial tv anni '70 reinterpretato con il gusto odierno.
Chiaramente resta pacifico che Tarantino sappia usare la macchina da presa. Inoltre la fotografia (sgranata) è ottima e la colonna sonora azzeccatissima. Anche se probabilmente siamo lontani dalla vette di PULP FICTION.
Azzeccatissimo nel ruolo il vecchio ma sempre grintoso Kurt Russell. Tutte piacevoli le scosciate e scatenate protagoniste. E gradevoli piedi femminili dalle dita smaltate, musica che più giusta non si può, nachos, hamburger, birra. Un overdose di cibo american-style.Il culmine è la lunga corsa in auto finale su ben note arie di poliziesco italiano (ITALIA A MANO ARMATA), seguita dalla catartica vendetta, ferocissima ed inaspettata seppur stemperata da una vena goliardica e fumettistica.
Insomma con questo GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE vintage... a tutto gas.