LA MATRIARCA

Roma. Per poco, alla scoperta, non viene un colpo alla morigerata neovedova Mimmi (Catherine Spaak).

Il tutt'altro che irreprensibile marito le ha lasciato oltre che l'azienda anche un' attrezzatissima garçonnière segretissima, dove, inaudito, si divertiva a saltare la cavallina e praticava, tanto per gradire, anche l'arte sadomaso.

Risolutamente decisa alla vendetta, sia pure postuma, la signora si mette di buona lena a studiare manuali di sessuologia applicata. Si compra la Psychopatia sexualis di Kraft/Ebing, e...

Il passo dalla teoria alla pratica è breve. Inversamente proporzionale alla lunga fila di amanti, spesso sconosciuti.

Finchè, angosciata, la madre della mantide chiede aiuto al marito Professor Zauri (Paolo Stoppa) per un attento check up.

E così che l'intemperante neovedovella conosce il posato medico Carlo De Marchi (Jean-Louis Trintignant).

Forse scocca la scintilla?

LA MATRIARCA, precursore di SESSOMATTO, è un audace (per l'epoca nda) inno all'emancipazione femminile che ha più il sapore della farsa che della commedia, con parole e musica a cura di Pasquale Festa Campanile, che ha il notevole pregio di affrontare l'erotismo in maniera quasi giocosa (brassiana?), affrontando con classe e senza il minimo cattivo gusto il tema delle perversioni sessuali in chiave di commedia.

Una giovanissima ed intrigante Catherine Spaak (all'epoca aveva 23 anni nda), in un ruolo cinico e sospeso tra irreale e sognato (dato dai continui "pensieri" fatti dalla protagonista e giunti alle orecchie dei soli spettatori, a discapito dei maschi ha di fronte) è sicuramente in parte.

Bellissima e sensuale, appare soprattutto nel compatibile momento dell'esibizione totale del corpo (in una stazione di servizio) suo malgrado esposto agli sguardi delle persone accorse alla macchina nella quale siede decisamente poco vestita. Figura tutt'altro che vincente e insensibile (con tanto di lacrimuccie...).

Notevole l'arredamento optical della garçonnière e il tripudio fetish.