Libanese ha un sogno. Per realizzare l'impresa senza precedenti di conquistare Roma mette su una banda spietata ed organizzata: così ci prendiamo la città.
Ma il commissario Scialoja (Stefano Accorsi) risale alla squillo Patrizia (Anna Mouglalis), che è la donna su cui ha messo gli occhi il fatuo Dandi (Claudio Santamaria), terzo cervello della banda, ma che irretisce lo sbirro, che cerca di conquistarle il cuore.
Ambizioso, aspro e violentissimo poliziesco, tratto dal fortunato romanzo di De Cataldo, ovvero le (ricamatissime) vicende della "Banda della Magliana" e dell'alternarsi dei suoi capi (il Libanese, il Freddo, il Dandi) che si sviluppano nell'arco di venticinque anni, intrecciandosi in modo indissolubile con la storia oscura dell'Italia delle stragi, del terrorismo e della strategia della tensione prima, dei ruggenti anni '80 e di Mani Pulite poi.
Avvincente e interminabile, stilisticamente ineccepibile, infiorato da sanguinose scene madri e attraversato da personaggi crudeli. In questo il regista Michele Placido (che si riserva anche un piccolo cameo e che si tiene in realtà lontano dall'approfondimento degli avvenimenti "politici") è aiutato da un gruppo di protagonisti tutti assolutamente adatti alla parte assegnata.
Con, in più, una perfetta dark lady interpretata da Anna Mouglalis, nel doppio ruolo di donna del boss e del commissario (ricorda l'ambiguità di Eva Kant, divisa tra Diabolik e Gekko), vero perno dei rapporti tra il mondo dei 'buoni' (un Accorsi in versione impiegatizia) e quello di coloro che buoni non saranno mai perché costantemente spinti da quello che il loro credo mafioso definisce un 'sentimento nobile': la vendetta.
Ingenuo negli inserti storici e negli spezzoni da documentario utili per far andare a braccetto le storie della Banda e del Paese.
Il finale dolciastro?