AMICI MIEI ATTO III

Firenze. E' ricoverato a Villa Serena, casa di riposo di lusso, il povero (in tutti i sensi) Mascetti (Ugo Tognazzi), costretto sulla sedia a rotelle da un coccolone.

Ma gli altri tre moschettieri, che gli pagano generosamente la retta, non riescono a star lontano dal compagno in disarmo.

Ed eccoli piombare nella casa di riposo, ma per continuarvi le loro bravate ai danni degli ingenui di turno e della credulità altrui. Per così sentirsi giovani.

Il metodo è solo quello, infallibile.

L'architetto Melandri (Gastone Moschin), l'oste Necchi (renzo Montagnani) e, un pò defilato, il chirurgo Sassaroli (Adolfo Celi) ci danno dentro con foga e un pizzico di sadismo.

Sono passati dieci anni dal primo film, tre dal secondo: lo scarto con gli altri due è netto, i risultati sono deludenti, qua e là deplorevoli, con l'abolizione definitiva del buon gusto.

Forse anche per effetto del passaggio di mano da Mario Monicelli a Nanni Loy, si affloscia di botto (forse come è prevedibile) al terzo atto l'allegro girotondo dei quattro monellacci toscani over sessanta, disposti a tutto per una zingarata.

Nonostante la simpatia dei protagonisti si rimpiange la mancanza (allora venuto a mancare solo nella finzione scenica) di Philippe Noiret e del più ruspante e genuino umorismo dei primi due episodi.