In una non meglio precisata repubblichetta sudamericana sorge l’ignoto paese di Amantido, dove fa il bello, il cattivo e anche il tempo così e così, il rotondo commerciante di banane dal cuore d’oro Banana Joe (Bud Spencer).
E’ un genio del baratto : esporta frutti esotici e riceve in cambio tutto quanto serve per tirare avanti più che decorosamente, per sé e per gli indigeni del villaggio.
Senonchè il boss di San Cristobal (Gianfranco Barra) intende fare dello staterello una propria proprietà privata.
Guai in vista: bisogna far sloggiare il ciccione.
Operazione facile soltanto sulla carta.
Una brezza leggera e cauta di allegro anarchismo soffia attraverso questo BANANA JOE, favola comico-avventurosa per bambini diretta da Steno e tagliata su misura (anomala) per Bud Spencer, il “grosso” più simpatico del cinema italiano ed europeo.
Travestito da PIEDONE, da BULLDOZER o da chiunque altro, sbattuto a Miami oppure in Mozambico, insomma in qualsiasi posto riducibile a depliant turistico, il monumentale Bud Spencer, qui senza il suo socio fisso Terence Hill, non muta mai d’atteggiamento: come antipasto un sorrisino di sufficienza e per pranzo una valanga di pugni contro il prepotente di turno.
E a quelli, come per incanto, passa la voglia di riprovarci.
Almeno fino al prossimo film.