
Quando la moglie, che l'ha piantato per il gestore di un night club in cui fa la spogliarellista, viene ammazzata assieme al nuovo spasimante da un misterioso killer, l'agente di granito è subito ammanettato.
Ovviamente non c'entra nulla col delitto.
Furibondo, fugge dal commissariato, trascinandosi dietro la petulante ladruncola Arabella (Kathleen Wilhoite).
Appena arrestata ora è indissolubilmente legata a lui da un paio di robuste manette di cui si è persa la chiave.
Pedinato da mafiosi e piedipiatti, vaga alla ricerca del figlio di buona donna che vuole incastrarlo.
Peggio per lui, poichè il richiamo della fondina è forte.
LA LEGGE DI MURPHY è poliziesco abbastanza caotico e violento, con nonno Charles Bronson, solita faccia di carta vetrata, due feritoie al posto degli occhi, chioma brizzolata e dieci chili di troppo.
Condannato ad interpretare (con poche varianti) sempre il ruolo del giustiziere (questa volta da ricercato) impegnato a vendicare i torti subiti da persone a lui care.
Anche questa pellicola non fa eccezione alla regola.
LA LEGGE DI MURPHY in se non sarebbe male (non è disprezzabile nelle scene d'azione) ma soffre di una certa ripetitività anche legata al suo protagonista ormai invecchiato.
Ridotto ormai alla stracca parodia di se stesso, avrebbe avuto diritto a una scrivania.
Meglio: un comodo divano.
L'accoppiata poliziotto duro/ladruncola, ricorda un po' quella fra Nick Nolte e Eddie Murphy in 48 ORE e funziona sufficientemente bene anche qui, grazie ai dialoghi al vetriolo.
Ma la legge di Murphy non era un'altra cosa?