UNITED 93

Newark (Usa), 11 settembre 2001. Decolla senza intoppi alle 08.42 il Boeing 757 diretto a San Francisco.

A bordo sette membri d'equipaggio e trentasette passeggeri.

Purtroppo nel mazzo ci sono quattro terroristi arabi, armati di coltelli e di una bomba a mano.

Trucidati i piloti, due si mettono ai comandi, mentre gli altri due provano a fare la guardia ai passeggeri terrorizzati.

Senza riuscire ad evitare che (quasi) tutti telefonino alle rispettive famiglie.

Obiettivo finale? Un allegro schianto sulla Casa Bianca.

Intanto la coppia di aerei che s'infila nel World Trade Centre e l'America 77 piombato in un ala del Pentagono mettono chiaramente lo scompiglio nelle sale di controllo di mezz'America.

L'illuminazione è terribile: altro che dirottamento, questa è missione suicida.

Piuttosto che aspettare, scatta la rivolta dei sequestrati.

UNITED 93 è un dramma claustrofobico sull'11 settembre e sul meno famoso dei 4 voli dirottati. Un film asciutto che non indulge in sentimentalismi (le telefonate dall'aereo dirottato vengono semplicemente riportate) o retorica d'accatto, sostanzialmente diviso in due.

Da una parte le vicende dei terroristi e dei passeggeri che pensano al da farsi, dall'altra i centri di controllo e il Norad che faticano a capire cosa stia succedendo (cosa più facile per noi spettatori col senno di poi).

Purtroppo l'esperimento del regista Paul Greengrass, molto spesso impegnato nel sociale, che rievoca una tragica storia vera, non riesce ad accendere la scintilla dell'emozione, malgrado l'alta drammaticità degli eventi.

La regia è tutta giocata sul montaggio spasmodico e ansiogeno che rende l'incertezza e lo sgomento sia tra i passeggeri che nelle torri di controllo, mentre la tragedia vera rimane sullo sfondo come un incubo.