IN OSTAGGIO

Usa. Convoca subito nella grande villa i figli Tim e Jill, l'angosciata Eileen (Helen Mirren): il marito, il ricco affarista Wayne Hayes (Robert Redford), è stato rapito.

A sequestrarlo è stato l'antico squattrinatissimo dipendente Arnold Mack (Willem Dafoe), che trascina l'ostaggio in una lunga camminata tra i boschi, verso un inesistente capobanda.

Mentre la moglie è messa sotto torchio dall'agente dell'Fbi Ray Fuller, installatosi in casa, ben al corrente della passata (ma non troppo) relazione dello scomparso con I'ex impiegata Louise Miller, arriva la richiesta di riscatto: dieci milioni di dollari entro tre giorni.

Tragedia in agguato.

IN OSTAGGIO è un ambizioso e sconclusionato psicodramma giallo, molto più assurdo che emozionante nonostante le premesse interessanti, specie quando infiocchetta di chiacchiere pseudo filosofiche le schermaglie sui prati tra vittima e carceriere.

Il fatto di cronaca diventa la leva per un film su un doppio livello narrativo: la comunicazione tra ostaggio e rapitore; e i confronti della moglie cornuta e innamorata della vittima (una brava Helen Mirren) con un agente e con l'amante del marito.

Non un thriller, dunque, ma un film psicologico su tre diversi 'risarcimenti', come dice il titolo (mal tradotto), richiesti dalla vita. Ma la bella storia avrebbe avuto bisogno di maggior coraggio nell'estremizzare gli aspetti esistenziali, probabilmente con un altro sviluppo.

IN OSTAGGIO non riesce a decollare dalla sua staticità e gli ipotetici mattatori di questa pellicola, Robert Redford e Willem Dafoe, cianciano per tutto il film senza imbroccare un dialogo veramente da ricordare.