Il poker di sbandati a questo punto non sa che fare, ma intanto si gode l'arrivo in forze dei carabinieri e l'effimera popolarità portata dal cronista televisivo d'assalto di turno (Claudio Bisio).
Dopo la quadrilogia del viaggio (e della fuga), con il suo 7° film Gabriele Salvatores sposa la rivolta dei poveri, disoccupati ed emarginati, in un minestrone sociale sopra le righe, che se la prende alla rinfusa con la tv spazzatura e i politicanti corrotti, lasciando in bocca il sapore di terribile mega-spot leoncavallino.
Le affinità con i film precedenti esistono, anche le astuzie, gli stereotipi, il barcamenarsi tra le mode e l'impegno, tra cinema d'autore e cinema di spettacolo.
Tutto urlato e sudaticcio, fotografato bene ma completamente privo di verve, di consistenza, di qualità artistica.
La colonna sonora è scandita dal rap degli Assalti Frontali e dei 99 Posse.
Che pena la dedica finale riservata ai centri sociali.