CATWOMAN

New York. La svagata grafica pubblicitaria Patience Philips (Halle Berry), impiegata in una mega corporation di cosmetici, scopre casualmente che la crema Beau-line, pompata come miracoloso prodotto anti età, prossima al lancio in pompa magna sul mercato, ha invece effetti devastanti sulla pelle (lesioni cutanee terribili).

Così l'arrogante proprietario della ditta, George Hedare (Lambert Wilson), sposato alla perfida Laurel (Sharon Stone), la fa immediatamente uccidere.

Ma la ragazza risorge grazie al soffio taumaturgico del gatto di ascendenza egizia Midnight, che le dona antichi poteri, oltre ad un’agilità, un fiuto e una sensualità da gatta che ancheggia e graffia sui cornicioni e sui tetti tiepidi della città e addenta i pesci al ristorante con una voracità da micio affamato.

Così di giorno resta quella di prima, pronta a far innamorare l'inconsapevole detective Tom Lone (Benjamin Bratt) e di notte assume le sembianze feline indispensabili per compiere la vendetta.

CATWOMAN è un frenetico e fiacco fumetto tratto dalle striscie anni quaranta di Bob Kane e diretto dal mago francese degli effetti speciali, ma mediocre regista, dallo pseudonimo onomatopeico, Pitof.

Qualche capriola da circo e alcuni “demo” di effetti speciali non fanno un film che ha bisogno di strutture narrative articolate, di personaggi con qualche coerenza, di invenzioni di messa in scena e di inquadrature.
La confusione visiva e la velocità non modulano il ritmo, scatenano sbadigli.

CATWOMAN è ricordato per la seducente e fascinosa Halle Berry, una miciona da leccarsi i baffi, e per la sua tutina fetish e la frusta sadomaso, per gli scontri e le ‘mazzate” tra la pantera Sharon Stone, levigata come marmo, e la donna-gatto.

Verrà dimenticato come mediocre tentativo di disegnare un’icona pop-felino-femminista.