AMICI MIEI

Firenze. Quattro amiconi, vitelloni cinquantenni, il giornalista Perozzi (Philippe Noiret), lo squattrinato conte Mascetti (Ugo Tognazzi), l'architetto Melandri (Gastone Moschin) e l'oste Necchi (Duilio Del Prete) escono malconci da un incidente d'auto.

La loro inguaribile smania di tirare scherzi al prossimo e la voglia di giocare e di non prendere nulla sul serio, nemmeno sé stessi, contagia anche lo stimatissimo chirurgo Sassaroli (Adolfo Celi) e i quattro moschettieri della risata diventano cinque.

Uno per tutti e tutti per uno, alla faccia dei minchioni come l'avido e pauroso Righi (Bernard Blier).

La vita è un gioco, prendiamola sottogamba finchè siamo in tempo. E intanto coltivano l'antico gusto toscano delle burle ora estrose, ora crudeli.

AMICI MIEI è una divertentissima, anche se non sempre raffinata, commedia, venata di misantropia (e di misoginia, in particolare), di Pietro Germi (scomparso prima del ciak. "Un film di Pietro Germi", si legge nei titoli di testa).

Commedia di costume, profondamente amara sotto lo strato di goliardia, che il bravissimo regista Mario Monicelli dota, soprattutto nella 1ª parte, di grinta, scatto e ricchezza di trovate comiche, con le quali non perde di vista la cassetta, nel senso dell'incasso da botteghino.

Qua e là poco attendibile sociologicamente e una premeditata vaghezza nell'ambientazione, ma un ottimo quintetto d'interpreti. Assodata la classe sopraffina di Ugo Tognazzi e Philippe Noiret, onore al merito anche agli altri tre, meno celebri ma non meno bravi, almeno nella circostanza, cinici e allegri compagni di irresistibili burle.

7 milioni di spettatori nella stagione 1975-76.