Naturalmente per poco al bugiardo trafficone non viene un colpo quando apprende che la gelosissima ragazza rimarrà in pianta stabile: l'insegnante ha già affittato un appartamento (nel quale,per la verità i coinquilini del palazzo entrano ed escono nascondendosi sotto al letto o nell'armadio.Tutto questo puzza di già visto, e pure troppo nda).
Due gli immediati problemi con la bellona: non deve scoprire che c'è già una famiglia (l'assessore è sposato), nè tantomeno fargli perdere la corsa alla poltrona di sindaco.
Inutile dire che sarà un fiasco completo su tutta la linea e che alla fine il bugiardissimo politico ne uscirà cornuto e mazziato.
Nell’orgia di poppute insegnanti, liceali, supplenti, questa docente di pianoforte dà luogo a una canonica commedia pochadistica, diretta da Michele Massimo Tarantini, nella quale la comicità ruota attorno alle forme (abbondanti e godibilissime) della Fenech, nel pieno del suo splendore, che garantisce anche l'aspetto sexy, concedendosi qualche tetta qua e là, dando vita ad un film non più indegno di tanti altri.
Nella sua pochezza narrativa e nel caotico sviluppo riesce a strappare qualche sorriso, anche grazie a qualche barzelletta sul gallismo e battute stantie sull'ipocrisia della provincia (un tentativo di moralizzazione?) , grazie ad interpreti abbastanza bravi, anche se ripetitivi nei gesti della trimurti:gli oddiiio di Montagnani, la risata cavallina di Vitali, i dialettismi di Banfi.
Facente parte del lotto delle Insegnanti Anni Settanta, questo L'INSEGNANTE VIENE A CASA (un titolo piuttosto equivoco...) non è un capolavoro, certo, ma l'ideale per passare in allegria una serata scrutando dal buco della serratura grazie senza veli.
Quelle di Edwige Fenech: professoressa poco credibile ma femmina coi fiocchi, sempre ammirata in una delle sue mitiche docce.