POINT BREAK - PUNTO DI ROTTURA

Los Angeles. Sono discretamente spavaldi e strafottenti i quattro banditi che con in viso le maschere dei quattro ex-presidenti Johnson, Nixon, Carter e Reagan vanno in giro a svaligiare impunemente le banche della California del Sud.

Per un eccesso di sicurezza e goliardia, uno degli ex-presidenti, fuggendo, si cala addirittura i pantaloni. Spettacolo fronte camera.

Il gesto, innocuo in sé, diventa una traccia per il veterano dell’Fbi Angelo Pappas (Gary Busey): dall’abbronzatura non ho dubbi, sono surfisti (cavolo che occhio!).

E così spedisce il novellino poliziotto Johnny Utah (Keanu Reeves), ex giocatore di baseball che ha dovuto rinunciare per un incidente alla carriera professionistica, sulle spiagge.

L’occhio già clinico del novellino si appunta su un gruppo in particolare e cosi si infiltra nel gruppo dei surfisti sospetti, finendo per innamorarsi sia del loro leader , sia della sua ragazza.

Bodhi, il capo ( Patrick Swayze) è una specie di mistico un po’ folle, in una miscela incomprensibile e incompatibile di superomismo e pacifismo.

Nemico della yuppificazione di massa della società americana, aspetta cavalcando le onde del Pacifico la grande onda che ogni cinquant’anni investe una spiaggia da qualche parte nel mondo.

Dove lui ovviamente vorrà essere. E intanto si paga le spese con le rapine.

E’ lui il mio uomo?

POINT BREAK - PUNTO DI ROTTURA è un originale e a tratti emozionante poliziesco dell’emergente (allora) Kate Bigelow (talento messo in mostra già con BLUE STEEL e che farà seguire altre prove dello stesso con STRANGE DAYS), dal ritmo concitato e dalla sceneggiatura a maglie larghe.

Incrocia molti generi che ne esaltano la tecnica visiva: lo sportivo, il poliziesco, il cameratismo con spettacolari sequenze sulle onde (Point break - il Punto di rottura è quello delle onde, e il surf diventa metafora della voglia di rischio nda) o inseguendo, con la telecamera, i suoi interpreti buttati in caduta libera da un velivolo.

Forse solo la farcitura di dialoghi parafilosofici vagamente comici (soprattutto riascoltati in età adulta) può disturbare la visione.

E il finale è spiazzante.

Da vedere.