RED LIGHTS

Chicago. La matura ricercatrice, Margaret Matheson (Sigourney Weaver), e il suo assistente, il giovane fisico Tom Buckley (Cillian Murphy) insegnano al centro di ricerche paranormali dell'università.

Nel tempo libero non disdegnano di verificare personalmente presunti fenomeni segnalati extra-moenia, dando la caccia ai tanti ciarlatani che speculano sui fenomeni paranormali.

Mentre la donna crede nella ragione, il giovane Tom non nega le percezioni extrasensoriali: ragion per cui Simon Silver (Robert De Niro), veggente (ma non vedente) inattivo da anni, deciso al grande rientro, molto apprezzato dai media e solito esibirsi in teatri gremiti, diventa la sua ossessione.

Un ossessione che già rischiò di essere fatale alla matura e razionalista professoressa. Chiunque cerchi di smascherare Silver fa una brutta fine e ora il sedicente medium ha intenzione di portare in scena per l'ultima volta uno dei suoi affollatissimi spettacoli psichici.

RED LIGHTS è un indecente thriller (para)psicologico, che non riesce ad alzare la tensione di un volts, menando il can per l'aia per tutto il tempo.
Il segreto di ogni inganno adeguatamente sofisticato è distrarre lo spettatore, portarlo a guardare o concentrarsi su un elemento in modo che non si accorga del trucco che sta avvenendo da un'altra parte.
Allo stesso modo funziona la struttura di questo film congegnato come uno spettacolo di magia in cui, per tutta la sua noiosa durata, i protagonisti si concentrano e fanno concentrare lo spettatore sui possibili trucchi del loro indiziato mentre il regista Rodrigo Cortés, non visto, apparecchia il colpo di scena finale. Che non salva la baracca.

Tra il continuo fragore di vetri inspiegabilmente infranti, si staglia un Robert De Niro al minimo dei giri, inconsapevole caricatura di un Giucas Casella qualsiasi, cosa che gli fa toccare il punto più basso di una carriera monumentale.

Film facilmente dimenticabile.