New York. Pizzicato alla Grand Central Station senza documenti, lo spaesato Prot (Kevin Spacey) ne spara una davvero grossa: sono appena giunto dal lontanissimo pianeta K-Pax.
Ovviamente l'uomo è immediatamente dirottato nell'ospedale psichiatrico del dottor Mark Powell (Jeff Bridges) e affidato alle sue cure.
Il dottore gli diagnostica un grave disturbo della personalità anche se qualche esame fisico inconsueto (Prot è capace di vedere gli ultravioletti)e la lucidità di alcune sue affermazioni lasciano spazio a qualche dubbio.
Dubbi che crescono quando lo strano individuo dimostra conoscenze scientifiche che lasciano a bocca aperta il medico e più di un astrofisico convocati dallo stesso.
E presto l'entusiasmo dilaga nei reparti, grazie ai racconti del bislacco paziente che fa straordinarie rivelazioni sulla vita pacifica sulla sua lontana galassia.
Che tipo, ci è o ci fa? Dove sarà la verità?
Verità dolorosa, alla fine.
K-PAX - DA UN ALTRO MONDO è un dramma, diretto dal regista Iain Softley, ai confini con la fantascienza, con forti richiami filosofici (infatti i temi trattati hanno molto affascinato il pubblico di fascia più colta nda) quasi avvincente nella prima parte quando naviga nell'ambiguità tra giochi di luce, dialoghi con verità tranchant sulle piccolezze della vita e dell'organizzazione sociale che noi "umani" ci siamo dati, contraddizioni comprese.
La seconda parte, invece, che gioca sul terreno molto più concreto della ragione, del bene e del male e della morale sgonfia un pò le aspettative.
Kevin Spacey è comunque sul suo, elevatissimo, standard, dando luogo ad un interpretazione strabiliante. Il problema è che il film parte con una buona idea ma poi si sente in dovere di contornarla di troppi stereotipi, dai pazzi alla Risvegli al medico in crisi familiare.
Da segnalare la teoria dell'eterno ritorno. Le stelle attorno a cui orbita K-PAX, inesistenti nella realtà, sono dei richiami ad alcune teorie filosofiche sull'Io e sull'essere.
I K-paxiani vengono descritti da Prott come degli esseri straordinari, essi infatti vivono in un pianeta senza leggi, in quanto tutti sono in grado di seguire la strada del bene senza condizionamenti legali: "chiunque nell'universo è in grado di distinguere il bene dal male" e che su queste cose anche da noi Buddha e Cristo avevano avuto delle idee diverse da quelle dei comuni uomini, ma non erano stati molto ascoltati.
Filosofia tascabile.