ROBIN HOOD

Francia, 1199. Il prode arciere inglese Robin Longstrid (Russell Crowe) è un abile arciere dell'esercito di Riccardo I, sovrano coraggioso in guerra coi francesi.

Fino alla fatale freccia che uccide il monarca guerriero e convince Robert e i suoi amici a congedarsi dall’armata e a fare ritorno a casa, ma nel tragitto soccorrono il fedele scudiero Sir Loxley, incaricato di annunciare l’avvenuta morte di Riccardo e di consegnare la sua corona, ferito in un imboscata dagli sgherri di sir Godfrey (Mark Strong).

Sul punto di morte prima dell'ultimo rantolo il nobile uomo strappa all’arciere una promessa, dovrà restituire la sua spada al vecchio padre nella contea di Nottingham. Uomo di parola, Robert si recherà nella tenuta di Loxley, dove per volere del vecchio Walter assumerà l’identità del figlio defunto e i diritti sulla bella e fiera consorte, Marion (Cate Blanchett).Superba e riottosa, la donna non vuole saperne di quell’impostore che si rivela però gentiluomo.

Scoperto di essere figlio dell’uomo che scrisse la Carta della Foresta, sventato un complotto francese ai danni dell’Inghilterra e deciso a reagire ai soprusi di Giovanni Senzaterra e senza cuore, Robert impugnerà arco e frecce e cavalcherà coi suoi uomini per la vittoria.

Restituita la gloria alla sua terra, l’arciere viene dichiarato fuorilegge.

Rifugiatosi nella foresta di Sherwood con una Marion ormai innamorata diventerà Robin Hood e leggenda.

Spettacolare, avvincente kolossal para (ma molto para) storico di Ridley Scott, ancora capace di emozionare e divertire insieme lo spettatore come nei suoi film più riusciti, che dopo i gladiatori e i crociati riscrive la leggenda di Robin Hood dando vita a un Robin inedito, una sorta di "prequel".

Se l'impetuoso Russell Crowe, improbabile stratega militare, è troppo vecchio per la parte (ma mostra una fisicità e una naturalezza sorprendente), l'assalto finale davanti a Dover sembra un anticipo dello sbarco in Normandia. Al contrario, tra l'altro.