GIOVANNA D'ARCO

Francia, 1428. Ha solo sedici anni la contadinella Giovanna (Milla Jovovich), ancora traumatizzata per l'uccisione della sorella maggiore, che da tempo sente voci divine che la spingono a guidare la rivolta contro gli inglesi usurpatori.

La "pulzella", già leggenda popolare a diciotto anni, riesce, da sola, a superare le linee nemiche inglesi e raggiungere Chinon dove riesce a farsi ricevere dal delfino, il futuro Carlo VII (John Malkovich), che, consigliato dalla suocera Iolanda d'Aragona (Faye Dunaway), le ordina di attaccare gli inglesi e liberare Orléans.

Giovanna vince una battaglia dopo l'altra e la guerra è vinta, anche se le vittime sono innumerevoli e la stessa pulzella è ferita.

L'erede al trono, una volta incoronato, cambia strategia e punta a trattare col nemico inglese per raggiungere un accordo.

Giovanna allora continua la guerra da sola. Tradita, viene presa prigioniera dai Borgognoni, che simpatizzano con gli inglesi, e venduta al nemico per 10.000 scudi. Il re non muove un dito, ben contento di essersi liberato dell'ormai ingombrante fanciulla.

Dopo il processo per eresia va sul rogo il 24 maggio del 1430 sulla piazza del mercato vecchio in Rouen.

GIOVANNA D'ARCO è uno sfavillante e fragoroso melodramma storico che il francese Luc Besson gira all'americana, tanti effetti, tanti movimenti, grande budget, grande spettacolo. Besson ritorna su un tema tanto caro ai cineasti francesi, che, da buoni nazionalisti, non perdono occasione per encomiare i propri, veri o presunti, eroi.

Il realismo del titolo è quello delle scene di battaglia, anzi di assedio, poichè manca uno scontro "in volata" alla BRAVEHEART (unico vero cruccio che rimane).

Crudezze medioevali, costumi curatissmi, ricostruzioni ambientali perfette.

Ottimi gli attori, a cominciare dalla protagonista, l'ucraina trapianta Milla Jovovich, moglie del regista: isterica, ambigua, ispirata, coinvolgente, tanto da trasformare la celebre eroina in un'invasata sanguinaria.