THE BOURNE IDENTITY

Mar Mediterraneo. E' un peschereccio battente bandiera italiana a salvare dalle acque un naufrago svenuto (Matt Damon) gravemente ferito, con due pallottole conficcate nella schiena e il numero di un conto bancario cucito nella pelle.

Lo sconosciuto si rimette presto in sesto, ma non ricorda nulla dei fatti che lo hanno condotto in mare, nè conosce il proprio nome.
Grazie al microchip estratto dal fianco arriva comunque a quella banca di Zurigo e recupera una cassetta di sicurezza, il cui contenuto non fa altro che aggiungere confusione visto che nella stessa ci sono molti soldi, in valute assortite, e sei passaporti diversi.

Così apprende di essere il killer al soldo della Cia Jason Bourne, americano residente a Parigi.

Dovendo sottrarsi all'arresto e all'inseguimento da parte di gente poco amichevole, si rifugia nel consolato Usa, lo mette sottosopra (scopre anche di aver perso totalmente la memoria ma non le proprie abilità, dal parlare varie lingue all’usare con disinvoltura armi e arti marziali), infine convince la bella girovaga tedesca Marie Kreutz (Franka Potente) a dargli un passaggio in cambio di 20.000 dollari.

E il suo capo, Ted Conkin (Chris Cooper), convinto che abbia disertato o sia passato al nemico, ordina: lo voglio morto...

Tratto dal romanzo “L’uomo senza volto” di Robert Ludlum , "The Bourne Identity" è un concitato e ingarbugliato poliziesco al gusto di spionaggio ed avventura, diretto da Doug Liman, che con l'alibi dell'amnesia rimescola le carte ad ogni sequenza.

L’idea alla base dell’operazione, resuscitare il film di spionaggio “adulto” in voga nei ’70, aggiornandolo, è perfettamente riuscita.

Il ritmo frenetico e qualche sequenza notevole (l’inseguimento automobilistico in Mini per le strade di Parigi o il tuffo dai piani alti sparando con un cadavere a far da materasso) ne fanno un prodotto godibile e professionalmente ineccepibile, anche se a volte i conti non tornano.

Ma siamo al cinema.