L'ULTIMO SAMURAI

San Francisco, 1876. Si è ridotto a fare la pubblicità per il brand "Winchester" in un baraccone da fiera paesana il capitano Nathan Algren (Tom Cruise), eroe della guerra civile per il 7^ cavalleggeri, cercando di annegare nell'alcol la disillusione di qualsiasi soldato, che ha inciso in sè le regole d'onore, che è costretto a compiere azioni poco onorevoli.

Eppure l'inviato dell'imperatore del Sol Levante lo recluta come istruttore di un esercito imperiale bisognoso di energiche cure.
Sbarcato ad Yokohama, capisce presto che la situazione è ben più disastrosa del previsto e dovrà insegnare a dei militari a fare i SOLDATI.

A fissare le baionette, caricare, in posizione, pronti a sparare.

Purtroppo la miopia degli uomini di comando, inseguiti dalle necessità e dai bassi fini della politica, fanno sì che non possa rispettare una delle regole basilare dei conflitti: conoscere il proprio nemico.

In pratica che venga mandato allo sbaraglio contro le fila del samurai Katsumoto (Ken Watanabe), a capo dell'ex millenaria guardia dell'Imperatore, ormai vista come un impedimento all'entrata del Giappone nella schiera delle potenze militari moderne.

Il vittorioso guerriero ribelle, ammirato dal suo valore, da quel suo non temere la morte, anzi sembra quasi desiderarla, come se lottasse per morire, invece che lottare per vivere, gli salva la vita e ne affida la guarigione alla malinconica cognata vedova Taka (Koyuki).

Il prigioniero, profondamente colpito dagli ideali dei suoi carcerieri, dalla perfezione in ogni gesto, con le giornate dedicate a raggiungere la perfezione, con l'applicazione della disciplina all'ennesima potenza (le regole del bushido, la via del guerriero, in sintesi e senza scomodare Yukio Mishima), abbraccia la loro causa, impugna la katana e si fascia la testa con la chimachi (la fascia bianca recante il simbolo del Sol Levante nda) del samurai (che significa "servire").

All'assalto uomini liberi.



Spettacolare e avvincente kolossal in costume diretto da Edward Zwick che rimette al centro della scena, anche se nella finzione filmica, il senso dell'onore.

Veramente splendido nelle scene di battaglie, trascinanti e travolgenti, con il giusto tono enfatico, in un mare di colori, sole e acciaio mischiati col sangue.

Un Tom Cruise credibile che ha in bocca le più belle parole di critica per un uomo passato alla leggenda per una sconfitta, il generale Custer, "innamorato della sua stessa leggenda".

Nel complesso il film è molto curato e la minuziosa rappresentazione di una cultura a noi così lontana tiene alta l'attenzione fino alla fine, nonostante le due ore e mezzo di durata complessiva.