CARLITO'S WAY

New York, 1975. Il boss malavitoso portoricano Carlito Brigante (Al Pacino) deve ringraziare il disonesto avvocato cocainomane David Kleinfled (un odioso quanto bravo Sean Penn) se ha scontato soli cinque anni nelle galere a stelle e striscie anzichè i trenta previsti (grazie ad un cavillo legale).

Tornato nella Harlem ispanica dell’East River tenta di rifarsi una vita e nell’attesa di riuscire ad accumulare abbastanza soldi per trasferirsi alle Bermuda con la sua bionda Gail (Penelope Ann Miller) investe i suoi quattrini di partenza in un night club.

Pur nel tentativo di cambiare vita non riesce, per sdebitarsi con l’infido legale, all’oscuro del fatto che il suo salvatore fa il doppio gioco,a dire di no e si trova ad aiutarlo a far evadere il figlio di un capofamiglia italo-americano, cui il mascalzone, sovraeccitato e moralmente opaco, aveva sottratto un milione di dollari.

Il destino è dietro l’angolo: infatti l’avvocato, tra le nebbie del fiume, ammazza il figlio del boss. La frittata è fatta.

E la mafia, si sa anche al Polo Nord, non perdona.

L’unica salvezza per Carlito, mentre tenta di tenere lontano da sè i sospetti dei mafiosi, è quella di tentare una fuga, disperata quanto vana. E la fine della traiettoria di un destino che corre veloce verso una morte violenta. Inevitabile, malgrado ogni vano tentativo.

CARLITO'S WAY (Alla maniera di Carlito) è una splendida, amara, neoromantica ed emozionante pellicola cult diretta da Brian De Palma e tratta da due romanzi di Edwin Torres: Carlito’s way e After House.
Il film si svolge tutto in flash-back, con due fortissime interpretazioni di Al Pacino (doppiato in maniera regale da Giancarlo Giannini) e Sean Penn. A me piace da matti.

“Mi dispiace ragazzi… Non basterebbero nemmeno tutti i punti del mondo per ricucirmi… È finita! Mi metteranno nel negozio di pompe funebri di Fernandez, nella 104esima… Ho sempre saputo di finire sì ma molto più tardi di quanto si aspettavano…”