IL PROIEZIONISTA

Unione Sovietica, anni trenta. Sono sposi da poco il mite Ivan Sanshin (Tom Hulce), proiezionista al circolo del KGB, e la dolce Anastasia (Lolita Davidovich).

E al poveretto si gela il sangue quando alla sua porta, con i noti modi bruschi, bussa proprio un agente del KGB: "Sei il compagno Ivan Sanshin? Seguici".

Senza risposte alcune il poveretto trema come una foglia fino a quando non scopre l'impensabile. Sta per diventare il proiezionista di fiducia del padre della Patria socialista, quel Iosif Visarionovic Džugašvili Stalin.

Il sanguinario dittatore è solito sedersi nella sua saletta al Cremlino e, con un ristretto gruppetto di fedelissimi esponenti della nomenklatura, tra cui il terribile Beria (Bob Hoskins), ama farsi proiettare i film in uscita.

Che botta di fortuna, in tanta gelida miseria.

Inutile dire che la vita dei due cambia istantaneamente. Gli anni passano, pellicola dopo pellicola, ma la tragedia è dietro l'angolo.

IL PROIEZIONISTA è un film sullo stalinismo. O meglio su un uomo dello stalinismo. Un punto di vista biografico e circoscritto su quella prigione a cielo aperto dell'Unione Sovietica. Attraverso di lui vediamo il dolore e l’orrore di quegli anni, la misera situazione politica e sociale sotto la dittatura di Stalin, fino alla morte dello stesso.

Un bel film, ottimo nei momenti in cui la grande storia viene vista dalla piccola prospettiva del protagonista (stalinista ingenuo e convinto), e comunque ben fatto anche nelle parti più normalmente drammatiche e sentimentali.

Buona interpretazione di Hulce e interessante ricostruzione del terrore nella vita quotidiana dei russi  negli anni delle purghe, del terrore, del culto della personalità e del sospetto. In quel periodo bastava veramente poco per ritrovarsi nei ghiacci della Siberia.

Cancellato ancor prima di morire.