
Parte così alla volta di un area incontaminata del Perù con un folto gruppo di suoi coetanei ecoattivisti di città: l'area da raggiungere è minacciata dalle mire espansionistiche di una multinazionale che si sta muovendo indisturbata con il supporto di una milizia privata senza scrupoli.
Ruspe e proiettili sono le armi per sopraffare popolazioni indifese e invisibili agli occhi dell'opinione pubblica distratta e/o indifferente.
Il carismatico capetto dello sgangherato gruppo ha pianificato un'incursione per impedire che anche quel pezzo di terra finisca nelle mani degli spietati capitalisti globalizzatori. Nello specifico è necessario strisciare nel campo nemico e filmare con gli smartphone quello che sta accadendo per diffonderlo in diretta streaming, in modo da suscitare l'indignazione dell'opinone pubblica mondiale e un'azione concreta da parte delle istituzioni internazionali.
Terminata con apparente successo l'azione di protesta, nel volo di ritorno, un malfunzionamento fa precipitare gli ecologisti della domenica in mezzo a quella foresta che vogliono proteggere, proprio nelle braccia di una tribù di cannibali di rosso dipinti che non vedono di buon occhio i bianchi.
Ohibò, è già ora di cena.
Con THE GREEN INFERNO Eli Roth (quarta regia) fa a pezzi (è il caso di dirlo) l'ipocrita perbenismo di certi idealisti rivoluzionari dando fondo a tutto il suo campionario divertito di horror macabro.
Amante degli effetti poco rassicuranti provocati dall'essere lontani da casa (meglio se in altri stati) e delle ipocrisie di chi si culla in sogni intellettuali cosmopoliti senza sapere in realtà nulla dei luoghi che frequenta, per il suo ritorno alla regia il regista ripropone tutti i suoi temi tipici, unendoli con quella che dichiara da sempre essere la madre della fonte d'ispirazione: Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (1980).
Purtroppo le disgrazie dei nostri eroi vengono filmate dal regista senza un minimo di pathos e con partecipazione emotiva e senso della tensione vicine allo zero.
Aggiungiamo poi che effetti speciali risibili (le formiche), la mancanza di una vera spremuta di sangue e personaggi antipatici e tediosi fanno sì che il film risulti mediocre.
Non si può fare a meno di notare come il livello sia sceso di molto rispetto a pellicole come HOSTEL o CABIN FEVER.
Un aspetto positivo c'è: le splendide ambientazioni selvagge.