Così incarica il garante di cauzioni, Max Cherry (Robert Forster), di far uscire la pollastrella. E mentre la polizia, in cambio del rilascio, chiede alla donna, dotata di grazia e sangue freddo, di incastrare il boss, questi le sguinzaglia dietro Louis Gara (Robert De Niro), stralunato ex galeotto.
JACKIE BROWN, poliziesco lento e compassato, elaborato e prolisso, è il film più lineare dell'irriconoscibile (turpiloquio escluso) Quentin Tarantino, che mostra il lato romantico con venature retrò di una multiforme personalità, omaggiando la stagione cinematografica della blaxploitation e celebrando la sua sexi icona nera, Pam Grier, attrice b-movies (di una trentina?) d’anni fa.
È lei la Jackie del titolo, l’antesignana della sposa di Bill, la donna castrante decisa a eliminare il maschio che le ha fatto un torto, ed è sempre lei la regina di un genere cinematografico degli anni ’70 che sfruttava la cultura popolare nera ed era interpretato, realizzato e rivolto al pubblico afroamericano.
Al contrario il film di Tarantino produce puro intrattenimento per “bianchi” esaltando i vizi del sottoproletariato nero, sottolineandone l’avidità e il narcisismo, puntando sull'approfondimento psicologico dei protagonisti, coinvolti nel recupero di una valigetta ricolma di banconote.
Il gangster nero è ancora una volta Samuel L. Jackson, involuzione degli eroi della blaxploitation ma irresistibile negli abiti funky e multicolori del mercante d’armi che giustizia nemici e “fratelli” nei portabagagli di lucidissime Pontiac.
Accanto a lui compare, per la prima volta misurato, come personaggio di contorno, un eccellente Robert De Niro bisognoso di rasoio e sapone.