VOGLIAMO I COLONNELLI

Roma. Proprio non ci sta l'Onorevole di estrema destra Giuseppe Tritoni (Ugo Tognazzi) a vivere in una debosciatissima democrazia.

Così il littorio deputato convince alcuni colonnelli, "restauratori" di un ordine antico, che è giunta l'ora di un colpo di Stato.

Scartati OR-PO e FA-VA come denominazione dell'operazione, si passa ai punti programmatici.

1) Ripristino della pena di morte. 2) Abolizione della libera prostituzione. 3) Controllo sulla vendita delle chitarre...

Malgrado l'appoggio anche dell'amica dittatura greca, rappresentata dall'ufficiale dei servizi segreti ellenici Automatikos, il complotto dell'armata Brancaleone in camicia nera fallisce.

Merito dello scaltro Ministro degli Interni che, approfittando della conquistata popolarità, concentra tutto il potere nelle sue mani.

VOGLIAMO I COLONNELLI scritto e realizzato sull'onda del presunto golpe Borghese, è un film realizzato in forma di satira politica, una irresistibile farsa. Crescente, perché ad ogni visione piace sempre di più, in cui si irridono le velleità del reducismo fascista ma anche la fragilità di un sistema democratico in mano a pericolosi buffoni.

Il regista Mario Monicelli si avvale di un feroce manipolo di caratteristi perfetti nei loro grotteschi andirivieni per dar vita a uno zibaldone stordente di rodomontate, dialoghi in un azzeccatissimo stile istituto Luce e bassezze: un tripudio cialtrone che diviene metafora del caos istituzionale e culturale dell'intero Belpaese. Una vena tragicomica che spesso accompagna drammatici avvenimenti italiani.


Geniale il commento fuori campo di Paladini, con le didascalie che presentano i personaggi, come se fossimo in un documentario

Grande il marziale Tognazzi, camerata che occupa il centro della scena.

Come anzidetto merita più visioni perché ogni volta se ne scopre un particolare interessante ma soprattutto una battuta che precedentemente era sfuggita.

Film purtroppo dimenticato, datato solo in apparenza.