INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

Roma. Ti taglierò la gola, annuncia il 'dottore', l'arrogante capo della squadra omicidi (Gian Maria Volontè), appena promosso all'ufficio politico, alla bella e viziosa amante, Augusta Terzi (Florinda Bolkan), e, deriso durante un amplesso sadomasochistico, mantiene l'impegno.

Poi, invece di cercare di occultare le prove, semina una serie di indizi contro di sé: ruba i gioielli della vittima, senza toccare i contanti, cammina sul sangue lasciando vistose impronte e si fa notare da un giovane inquilino mentre esce dal cancello del palazzo.

Conduce lui stesso le indagini, scagionando però l'effemminato marito della defunta, e ne riferisce puntualmente al questore.

Finchè le tante tracce, rese sempre più evidenti, ne fanno un insospettabile sospettato.

INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO è eccellente giallo, anche se ancorato agli anni '70, paradossale e grottesco, di Elio Petri (Oscar al miglior film straniero più che meritato), che ruota attorno alla figura di un poliziotto psicopatico, afflitto da un irrefrenabile delirio di onnipotenza, pronto a trasformarsi in un assassino solo per dimostrare che il Potere lo salverà.

Il film risente chiaramente del clima politico del tempo e della religione di riferimento.

Però la scena dell'interrogatorio dello studente resta negli annali del cinema come sintesi di un delirio di onnipotenza di chi, nella confusione più totale e con pretese di cultura, mentre umilia chi ha di fronte si proclama socialista e cita Petrarca.




Chiaramente per una parte così complessa ci voleva un attore superlativo: il grandioso e mostruoso Gian Maria Volontè, brillantina, abiti di lino, sentore di lucido da scarpe, truccato (col senno di poi, un po' maldestramente) in modo da apparire identico al povero commissario Calabresi, non ha un momento, un'espressione schizoide, una battuta che non siano memorabili.

Le kafkiane figurine di contorno gli fanno da coorte, la Bolkan ammaliante e magnifica, mentre Morricone indovina una delle sue più ossessive ed incalzanti marcette.

Fondamentale per la storia del cinema italiano. E non solo.