CARNAGE

New York. In un misurato appartamento della Manhattan dei professionisti affermati, delle case ben arredate e dei BlackBerry che squillano continuamente, soprattutto quello dell'avvocato Nancy Cowen (Christoph Waltz), faccia insolente e zero peli sulla lingua, costretto a gestire in tempo reale un complicato affare di farmaci nocivi e relativo pericolo di cause milionarie.

I figli undicenni di due coppie perbene, Zachary e Ethan, si sono confrontati incivilmente nel parco. Labbra gonfie e due incisivi rotti dopo, i rispettivi genitori si incontrano per appianare i conflitti adolescenziali e riconciliarne gli animi.
In pratica i genitori della "vittima",  hanno invitato quelli del bullo per comporre l'incidente.
Le intenzioni di tutti sono buone. Siamo evoluti, civili, colti: risolviamo la faccenda in un minuto si augura ognuno dei quattro genitori. È soprattutto l'aspi- rante scrittrice, con libro in uscita sul Darfur, Penelope Longstreet (Jodie Foster) a tirare la volata del buonismo, spalleggiata dal marito commerciante di maniglie e sciacquoni (John C. Reilly). Ma appena l'avvocato comincia a correggerne il linguaggio, sotto le buone maniere inizia a ribolIire l'orgoglio.

Così, ogni volta che tutto sembra aggiustato e l'avvocato e consorte (Kate Winslet) stanno educatamente salutando, una parola di troppo riporta il gruppetto al punto di partenza. Ovvero all'interno del salotto impreziosito di cataloghi d'arte e di tulipani arrivati direttamente dall'Olanda.

Poco alla volta, complici una indigesta torta di mele per la signora Cowen, che rigetta sui preziosi libri d'arte della signora Longstreet, e un whisky invecchiato 18 anni «che viene da un paesino della Scozia», mentre la scaramuccia tra i ragazzi finisce sullo sfondo, cala la maschera delperbenismo.

Il tentativo di conciliazione si trasforma in una feroce autocoscienza di genitori e coniugi adagiati su convenienze sempre più friabili. L'imprevisto ‘dare di stomaco' sbriglia le rispettive nature, sospendendo maschere e buone maniere, innescando un'esilarante carneficina dialettica fra e dentro le coppie, che si trasforma nel "massacro" del finto e stucchevole buonismo occidentale.

CARNAGE (Massacro) di Roman Polanski è un gioiello del cinema da camera. Ironico, tagliente, con situazioni grottesche e testi al vetriolo.
Splendidamente recitato dal poker di attori in gara tra loro e con dialoghi sul filo del rasoio, a finire davvero al tappeto sono le presunte certezze del politicamente corretto.

Illuminante il finale. Ma la battuta più bella è questa: «L'altro giorno ho visto un programma alla tv con la sua paladina Jane Fonda: alla fine volevo iscrivermi al Klu Klux Klan».

Indovinate chi poteva dirla?