PANDORUM - L'universo parallelo

Nello spazio profondo, chissadove. Un risveglio gelato, brusco, affannato, viscerale. Il risveglio in un mondo di terrore, fatto del freddo metallo e dell’enorme oscurità.

Il caporale Bower (Ben Foster) al suo risveglio, dall'ibernazione, non avendo ricordi, constata che l'equipaggio sembra scomparso, l'astronave è in avaria e mancano perfino luce e cib.

Non sembra saperne di più il tenente Payton (Dennids Quaid): i due si ritrovano in una immensa nave spaziale alla deriva nello spazio profondo per una missione inizialmente ignota perché il sonno criogenico li ha privati della memoria.

I due, membri della sicurezza che avrebbero dovuto far parte di un turno di operatività, pian piano, tra flashback,  ricorderanno che la loro enorme nave spaziale è la Elysium e che è stata lanciata nel 2174 avendo come meta il pianeta Tanis.

La Terra è ormai sovrappopolata e le risorse sono vicine alla fine, quindi si lotta per la sopravvivenza.
Su Tanis sembra sia possibile ricominciare. Almeno si spera che si possa colonizzare questo pianeta simile alla Terra.

Il peggio è che il caporale Bower sta effettuando un'esplorazione che lo porta a una terribile scoperta: pochi umani sono sopravvissuti come tali e l'astronave è infestata da strane creature.

Gran parte dell'equipaggio e di quella che avrebbe dovuto essere una sorta di Arca di Noè di terrestri si sono trasformati in mostri assetati di sangue.

PANDORUM - L'universo parallelo  è un fantahorror in debito con Alien, sia dal punto di vista di alcune trovate come criocongelamento che poi hanno fatto scuola e risolto molti problemi agli sceneggiatori.

Diretto da Christian Alvart non è male, almeno l'inizio immerso in un'atmosfera cupa e carica di ignoto.
Il regista, supervisionato da Paul W.S. Anderson, quello di Alien vs/ Predator, riesce a costruire qualche momento di buona tensione, aiutato dal fatto che c'è poca luce e quindi gli effetti speciali sono più percepiti che visti pienamente.

Per il resto punta molto sulle sensazioni, sul clima claustrofobico e sull'idea, molto utilizzata nella fantascienza classica, dell'isolamento assoluto.
C'è poi tutta la rivisitazione dei più noti temi legati alle riflessioni esistenzial-ecologiche che la sci-fi ci ha già proposto in miriadi di versioni e la solita solfa del dialogo pseudo-filosofico.

Girato tutto in interni, a un certo punto tutte le premesse iniziali che facevano pensare a quanto sopra vengono convogliate in una strenua lotta per la sopravvivenza tra il Caporale Bower (Payton rischia meno perché è nella sua cabina) e i mostri in cui si sono trasformati i passeggeri dell'astronave.

Il che non significa che i colpi di scena manchino. Anzi, aumentano ma si incanalano su un percorso decisamente più legato all'azione veicolando la storia verso un finale in parte prevedibile e tagliato con l'accetta.

Il mix comunque rimane interessante.