IL MAGNIFICO CORNUTO

Brescia, Italia del Boom. L'industrialotto Andrea Artusi (Tognazzi) è ossessionato dall'idea che la bella moglie abbia un amante. La donna in realtà gli è fedele, ma Andrea insiste nello spiarla e matura la convinzione che un amico abbia una relazione con lei.
Lei è così costretta a inventarsi un amante. Poi, però, ci prende gusto.

Discreta e raffinata commedia satirica di costume di Antonio Pietrangeli dalla regia agile e con attori bravi, una commedia della gelosia che ha nella coppia Tognazzi/Cardinale il suo punto di forza: lei, bellissima e sensuale, rimane di gran classe anche nelle scene più disinibite, lui costantemente roso dal tarlo del dubbio: dal momento che l'ho fatto io senza troppi rimorsi perché non dovrebbe tradirmi anche lei?

E in un'Italia che, pure al Nord, vede l'infedeltà della moglie come il peggiore dei mali, è naturale che le cose precipitino e il tormentato processo per sospetto adulterio, la fobia delle corna divenga, come è inevitabile, una profezia che si autoavvera. Tognazzi cornuto magnifico, perché inconsapevole: il problema non è il tradimento in sé, ma l'angoscia psicologica derivante dall'incertezza e dal dubbio...

L'ambientazione è tipicamente oligarchica con scene girate nei salotti della Brescia bene fra nobiltà in declino e il nuovo rampantismo industriale post-bellico pratico e lungimirante con gli evidenti simboli del cattivo gusto dei nuovi ricchi: la bella villa con piscina che domina dall'alto la città ricca ed operosa (dopo le ore 20.00 un pò sonnacchiosa), lussuose automobili e un Gian Maria Volonte con la erre moscia, tipico difetto dell'ambiente radical chic!
E su tutto la lampada stile marinaro e la sedia a dondolo, due oggetti simbolo del cattivo gusto rampante.

Ammiccamenti fra potere politico ed economico, non distolgono l'attenzione da aspetti che il film evidenzia della società alto borghese del periodo, ancora oggi esistente, con vizi e virtù propri.

Il tutto impreziosito da un ottimo cast: oltre ai protagonisti troviamo il bravo Bernanrd Blier, un giovane Gian Maria Volonté, Salvo Randone e persino l'allora poco conosciuto Lando Buzzanca in un cameo di un minuto (è un rozzo inserviente della villa, licenziato perché dice "l'omo è omo!").