A 30 SECONDI DALLA FINE

Alaska. Due pericolosi reclusi, Manny (Jon Voight), un detenuto oramai divenuto celebre fra gli altri carcerati, rispettato e amato da tutti nella prigione piu rigida e intransigente degli Stati Uniti, visto che è situato in una landa fredda e solitaria, e Buck (Eric Roberts), che lo idolatra, evadono dal supercarcere e battendo i denti per il freddo saltano sul primo convoglio, un treno merci, strumento per raggiungere la libertà da quell'inferno ghiacciato, dove è inspiegabilmente presente la spaventata Sara (Rebecca De Mornay).

Neanche a farlo apposta il macchinista, colto da un infarto fulminante, muore mentre i due sventurati proseguono la loro folle corsa senza guida.

Tra i due si instaura un rapporto di profonda amicizia nonostante abbiano caratteri completamente diversi: il giovane Buck ha un carattere aperto e socievole mentre Manny è un vecchio burbero e silenzioso, macerato in una rabbia interiore da animale rabbioso.

Intanto dall'elicottero il malvagio direttore del carcere li insegue per farne polpette.

 A 30 SECONDI DALLA FINE (Runaway Train) è un ottimo "train movie" in crescendo, un impasto di azione, furore e suspense, teso, violento e munito di un montaggio che ne esaspera il ritmo vorticoso in un ambiente ostile a 20 sotto zero, fino allo splendido ed indimenticabile minuto finale.

E' una delle pellicole più vigorose e memorabili degli anni '80, ma gode di un culto inferiore al dovuto: capita anche ai grandi film. Di certo l'esule russo Andrej Konchalovsky (Tango e Cash) ha inserito nel tessuto di un tipico action film statunitense un'estetica, una filosofia nordica che nobilita il tutto ammantandolo di critica sociologica (la trasformazione dell'essere umano e della sua crudeltà).
L'odissea ferroviaria nel nulla degli spazi infiniti assume evidenti valenze simboliche e il finale, davvero straordinario, è tra i più belli ed emozionanti che mi sia capitato vedere.

Di contorno splendidi e superbi paesaggi nell'Alaska ammantata di neve.

Mentre Jon Voight sprizza massiccia vigoria, la bionda Rebecca De Mornay è una (gradevole) clandestina, in tutti i sensi, dato che non c'entra niente col film.

La sceneggiatura originale era di Akira Kurosawa.