DRAG ME TO HELL

Pasadena (California). La giovane e ambiziosa funzionaria di banca Christine Brown (Alison Lohman) vive felicemente col fidanzato Clay Dalton (Justin Long) e con un piccolo gatto.

Un giorno, decisa a farsi bella agli occhi del suo capo, incerto se affidarle la poltrona di vice, nega una proroga del mutuo all'anziana zingara russa, Sylvia Ganush (Lorna Raver).

La megera, che è in contatto con un Lamia, sentendosi umiliata e offesa, scaglia contro la giovane impiegata la sua terribile maledizione, che metterà il demone sulle sue tracce, prima di essere buttata fuori dalla sicurezza.

La ragazza, turbata da ricorrenti, spaventosi incubi, è scossa al punto che il suo comprensivo fidanzato, dopo tre giorni di inferno, la porta da un autorevole veggente per una seduta spiritica che dovrebbe placare il demone che incombe sulla ragazza.

Riuscirà a salvarla liberandola dal Male?

Con questo riuscito e a suo modo avvincente horror, il maestro Sam Raimi, dopo un immersione nei tre Spiderman, torna a spaventare, mettendo in campo oltre al consolidato armamentario dei film de' paura (tende svolazzanti, porte che cigolano, pentole in fibrillazione) anche un'esemplare dose di ironia, specialmente nelle scene più impressionanti.

Nei primi dieci minuti di DRAG ME TO HELL, ovvero nel terrificante proloco, Sam Raimi e lo sceneggiatore barra fratello Ivan Raimi mostrano il loro gusto personale ed incisivo di come rendere perfetto, sin dalle prime sequenze, una pellicola horror contemporanea.

Insomma uno spasso continuo per i patiti del genere. E anche per gli altri visto che il film più che terrorizzare diverte.