CONAN IL BARBARO

Hyboriana (postatlantide), 12000 anni fa o giù di lì. Il giovane e nerboruto Conan (Arnold Schwarzenegger) ha visto i genitori e l'intera tribù trucidata dai tirapiedi del perfido Thulsa Doom (James Earl Jones).

Gli anni passano trascinati in giorni sempre uguali di fatica. Appena messo su qualche muscolo e affrancatosi dalla dalla schiavitù, decide che è giunta l'ora di rendere il servizio al terribile tiranno che vive sulla Montagna del Potere, venerato come un santone da una massa di scherani, come ai tempi d'oro della fondazione del PCI.

Accompagnato dalla bionda vichinga munita di bicipiti possenti Valeria (Sandahl Bergman), il nostro eroe serra le mascelle e sfodera lo spadone.

La crocefissione gli fa appena il solletico: aspettami, re Osric (Max Von Sydow) ora salvo te e tua figlia.

L'ex sceneggiatore John Milius racconta, ispirato dai racconti di Robert Ervin Howard degli anni '30, un'inverosimile fiaba carica di suggestioni visive, uno spettacolone sfarzoso e violento che dosa sapientemente lo scatto avventuroso, la fantasia, i trucchi mirabolanti, i duelli, le scene di massa, le parentesi erotico-orgiastiche.

Prima avvince per la fantasmagoria di luci e colori, poi stordisce per la musica ossessiva e la lunghezza non proprio mini.

Miracoli del cinema: nessuno avrebbe scommesso uno scellino sul futuro da star, e di politico poi, di un inespressivo e supergonfiato ex culturista austriaco dal cognome impronunciabile.