IL GIORNO DELLA CIVETTA

Sicilia. Il piccolo imprenditore edile Colasberna ha vinto l'appalto sbagliato e viene trovato cadavere vicino alla casa della riservata ma bella (la più bella del paese nda) Rosa Nicolosi (Claudia Cardinale), il cui marito è misteriosamente sparito proprio lo stesso giorno.

La donna, chiusa nel suo ostinato silenzio, si rifiuta di collaborare col giovane ufficiale incaricato delle indagini,animato da impegno civile, il capitano dei carabinieri Bellodi (Franco Nero), arrivato dal continente, Parma per la precisione, la cui inchiesta porta comunque lo scompiglio nel clan dell'intoccabile don Mariano Arena (Lee J.Cobb).

E si dipinge il quadro di una mafia edilizia e della Sicilia, dove uno che ha vinto una gara per un appalto edilizio, può essere ucciso da quelli cui, anche senza volerlo, ha danneggiato.

Un delitto, ovviamente, compiuto per mano di un sicario e destinato a rimanere impunito, perché non appena i carabinieri si mettono in moto, si scontrano, come d’uso, contro l’abituale muro di silenzio e di omertà. Poiché però, questa volta, a guidare le indagini dei carabinieri, c’è il tenace capitano per nulla turbato dal clima di mafia che lo circonda, i responsabili dell’omicidio debbono rapidamente architettare tutta una messa in scena per evitare di essere scoperti e, nel caso, incriminati.

Tentano di far credere, cioè, che l’ucciso sia stato coinvolto in un delitto d’onore e chiamano perciò in causa una delle più belle donne del paese, Rosa, appunto.

La faccenda è montata molto bene, le clientele dei veri responsabili del fattaccio sanno il fatto loro e a poco a poco, così, la verità finisce per dissolversi in un mare di ipotesi contrastanti.

Eppure l'ufficile è straconvinto che qualcuno sa. Sarà il viscido spione Parrineddu (Serge Reggiani) o il quaquaraquà Zecchinetta (Gaetano Cimarosa) o il focoso Pizzuco (Nemiah Persoff)?

Il boss e i maggiorenti locali, alla fine, se la caveranno, l'uomo di legge (troppo zelante per i capi?) farà le valigie: lo Stato ha perso.

Tratto dallo splendido omonimo romanzo (1961) di Leonardo Sciascia, IL GIORNO DELLA CIVETTA è un vibrante dramma sociale diretto da Damiano Damiani: robusto, efficace, denso e rabbioso (soprattutto nell'impotenza dell'uomo di legge), civilmente impegnato nella sua immersione in una terra splendida, la Sicilia, ma prigioniera dell'omertà.

La Sicilia della mafia pervasiva ma ancora pre-industria del crimine, non ancora piovra, se vogliamo.
Quella dell’omertà e dei delitti impuniti. Quella di certi loschi giri di affari, di certi loschi appalti, di certe dubbie clientele sorrette, in segreto, da questa o quella parte politica. La Sicilia di Sciascia, in sintesi.

L’intrigo, a volte, può apparire esagerato, in certi suoi passaggi, persino poco chiaro, ma la galleria di personaggi che lo sorregge è incisiva e robusta, il ritmo intenso e quasi a suspence che lo anima è quanto mai convincente e, soprattutto, la lingua e lo stile con cui Damiani lo ha vestito d’immagini sono particolarmente asciutti e rigorosi, intenzionalmente lontani dagli abituali luoghi comuni siciliani, dal folclore, dal macchiettismo.

Il veemente Franco Nero trova nel capitano nordista in urto con la diffidenza isolana il miglior personaggio della carriera.
Claudia Cardinale, con un viso smagrito ma che lancia bagliori, è bellissima e fiera, anche nella sconfitta morale.

I personaggi gridano, urlano, esprimono passioni autentiche, autentici travagli; hanno, a volte, l’impeto di un western (la Sicilia della mafia se bene intesa e interpretata potrebbe essere la cornice più autentica, geografica e morale, di genuini western italiani) hanno incubi e terrori veri, vere paure. Li vedi agire nell’ombra con angoscia.

Lee J. Cobb è il cinico capomafia, tratteggiato non solo da tinte fosche, ma anche complesse, perfino con qualche lampo di umanità.

E i caratteristi sono di livello elevato.

Film da scuola del cinema.