Usa. Dopo una tumultuosa e violenta capatina su un cargo nel Golfo di Aden, il maturo e ardimentoso soldataccio di ventura Barney Ross (Sylvester Stallone) accetta l'ingaggio del misterioso Church (Bruce Willis) per far saltare la feroce dittatura del generale Gaza che stringe in una morsa d'acciaio l'isola (caraibica ???) di Vilena.
Il mercenario si tuffa nella temeraria impresa con il fido Lee Christmas (Jason Statham), il cinesino Yin Yang e altri due soci di lungo corso esperti di esplosivi e combattimento corpo a corpo.
A fargli da apri pista, ecco la caliente figlia del tiranno, che a ben
guardare è succube del sadico narcotrafficante ex Cia Monroe (Eric Roberts).
Poveri
baschi rossi della guardia del Palazzo Presidenziale, sono "solo" duecento.
Finimondo annunciato.
Fragoroso, inverosimile e un tantino stucchevole fumettone avventuroso di tutta azione, scritto, diretto e interpretato dall'eterno Sylvester Stallone, la star più sbertucciata dell'intellighenzia mondiale.
E' chiaro che a Venezia e Cannes non sarebbe ammesso. Ma neanche a
Locarno. Per tacere di Giffoni o Berlino.
Insomma, "I mercenari",
sorprendente campionissimo d'incassi all'uscita nelle sale degli Stati Uniti, è troppo
eccitante per essere ammesso tra i consessi snob. Chiaramente non è un
capolavoro, intendiamoci, però fila pancia a terra con toni anche goliardici e conviviali.
Bisogna dire che l'imperturbabile Sly, nonostante i sessantaquattro
anni, è ancora ben conservato. Come i baldanzosi soci reclutati per il
film, tutti più giovani per la verità.
L'unico coetaneo è Arnold
Schwarzenegger, in scena meno di un minuto, giusto il tempo per farsi
sparare alle spalle una battuta memorabile, ineguagliabile esempio di
autoironia. «Che c... ha?» chiede Bruce Willis vedendolo ingrugnito. E Stallone gli risponde: «Vuole diventare presidente».
Una particina, come dicevo, ce l'ha
anche Bruce Willis, misterioso mandante della spedizione su cui si
regge l'intera storia. Qualche scena in più l'hanno arraffata invece
Mickey Rourke, nel ruolo di un beffardo maestro di tatuaggi con svariati
scheletri nel retrobottega, e il voltagabbana Dolph Lundgren, già
leggendario avversario russo di Sly sul ring.
E poi Sly e ancora Sly che mostra ancora una forma invidiabile, perfino quando rincorre e s'infila in un idrovolante lanciato in volo. Naturalmente senza mutare espressione.
Mica è Pacino o De Niro.
Insomma il film va preso per il verso giusto.