L'IMPERATORE DI CAPRI

Napoli. Lo squattrinato cameriere d'albergo Antonio De Fazio (Totò) viene scambiato per un principe arabo, il Bey Khan di Agapur, dall'avventuriera Sonia Bulgarov (Yvonne Sanson), una fatalona che cerca la sistemazione dorata.

I due si danno appuntamento a Capri, dove il finto rajah dopo aver seminato moglie, suocera e cognatino spione, si presenta con l'amico attore teatrale Asdrubale (Mario Castellani).

A Capri fa strage di cuori e fa in tempo ad essere proclamato l'uomo più chic dell'isola fin quando arriva il vero Bey Khan (Aldo Giuffrè), e, come se non bastasse, i tre parenti.

Urge un idea per salvare il salvabile, reputazione compresa.

L'IMPERATORE DI CAPRI
è uno dei 5 film che Totò girò nel 1949. Il più ricco e curato, ma non il migliore.
Lui comunque è sempre grande.

Nemmeno Luigi Comencini riesce a tenerlo a freno, lanciato in una inverosimile galoppata per le viuzze di Capri, vetrina dei suoi non sense, dove sbeffeggia con perfida ironia i nuovi ricchi (di allora) schiavi delle mode e gli antesignani dei gay.

Al suo 2° film Comencini si limita a mettersi al servizio della “totoata” scritta da Metz e Marchesi, dove si ride, e anche spesso, anche se le scenette sembrano incollate alla bell'e meglio.

Persino Ennio Flaiano ebbe da ridire: “dopo aver riso ci si accorge che non c'era niente da ridere, e si resta come chi per noia ha sfogliato una vecchia annata di un giornale umoristico...”.

All'opulenta Yvonne Sanson non par vero di fare la vamp.