LE ALI DELLA LIBERTA'

Shawshank, Maine (Usa), 1946. Il bancario Andy Dufresne (Tim Robbins) accusato di aver ucciso moglie ed amante, pur se innocente, è stato condannato all'ergastolo.

Nella galera diretta con rigore bigotto dal disonesto Norton (Bob Gunton), che fa il tifo per la Bibbia ma accoglie i suoi "ospiti" con l'incisiva frase "L'anima è del Signore ma il vostro culo appartiene a me", giusto per mettere subito in chiaro le cose,lega solo con il saggio ergastolano nero Red (Morgan Freeman) e l'anziano bibliotecario Brooks (James Whitmore), cercando di ribellarsi ai soprusi dei detenuti più violenti ed arroganti (passaggi sodomitici compresi) e alle punizioni del sadico capo dei secondini Hadley (Clancy Brown).

Il tempo scorre e passano gli anni mentre l'imperturbabile recluso entra nelle grazie del Gran Capo grazie alle sua estrema competenza fiscale, utile per intrallazzi vari.

Cose che lo aiutano a sopravvivere fino all'inimmaginabile rivalsa finale.

LE ALI DELLA LIBERTA' è uno splendido dramma carcerario diretto con finezza (cosa difficile vista l'ambientazione, con relativo linguaggio non da convento) del regista Frank Darabont, con bei chiaroscuri psicologici e la suspense dell'ultima mezz'ora.

Tratto da un romanzo di Stephen King, è certamente il più intelligente e (forse) sottovalutato dramma carcerario in linea con la migliore tradizione hollywoodiana (claustrofobico, violento, garantista, liberale) con due novità: il tema della durata (il tempo che passa) e i connotati sociali del protagonista, direttore di banca, vittima di un errore giudiziario.

Oltre ai due giganteschi protagonisti, che si fanno amare senza difficoltà, si staglia la figura del grande caratterista James Whitmore.