RONIN

Sam (Robert De Niro), Vincent (Jean Reno), Spence (Sean Bean), Gregor (Stellan Skarsgaard) e Larry (Skip Sudduth) s'incontrano in un vecchio magazzino con la piacente biondina, l'unica che ha i contatti diretti con i misteriosi mandanti.

Il compito del sestetto? Impadronirsi di una valigetta, agognata da una banda di mafiosi russi e da una frazione estremista della lotta antibritannica nell'Irlanda del Nord e protetta da impenetrabili sistemi di sicurezza, sul cui contenuto c'è il buio più totale.

Sam, che per carisma, diventa subito il capo sul campo del gruppo, tra cui si annida un giuda, che ha già in mente di vendere la preziosa merce a Mosca.

Che finimondo!

RONIN è un eccellente, amaro e malinconico giallo stretto parente dei film di spionaggio, diretto dal regista John Frankenheimer, un “non-stop action thriller”, che fila via pancia a terra e dando ottima prova di virtuosismo tecnico, di dinamica tattica, con la balistica pirotecnica degli scontri a fuoco, l'efficace organizzazione dello spazio nelle sequenze di massa (l'arena di Arles, l'attentato al Palazzo del Ghiaccio di Parigi).

Spiccano due forsennati e folle inseguimenti in auto, l'uno tra le viuzze della vecchia Nizza e l'altro contromano su una superstrada della Costa Azzurra.

A dare spessore all'azione c'è una bella galleria di personaggi dei quali si preserva sapientemente una parte di mistero ma se ne disegnano alla perfezione i caratteri.

In giapponese ronin sta per samurai senza padrone. I 47 Ronin citati in un dialogo sono quelli di una famosa storia del Giappone medievale.

Trattasi di un film solido ed eccitante, proprio come qualche protagonista di elevato spessore.