TURISTAS

Brasile. Un gruppo di giovani turisti provenienti dal mondo ricco (tre americani, due inglesi e una australiana, per la statistica), messi insieme da un pericoloso incidente che ha distrutto il bus che li porta attraverso il grande paese latino americano, finiscono ad aspettare su una spiaggia dorata e nel mare azzurrissimo di una località sconosciuta e un bar dove bevono e ballano fino al mattino in compagnia di belle ragazze e prestanti ragazzi del luogo.

Risvegliatisi da un sonno innaturale, si accorgono di essere stati drogati e derubati.

Indecisi sul da farsi, i ragazzi, che realizzano di dover attendere alcuni giorni prima dell'arrivo di un nuovo mezzo di trasporto, decidono di accettare la proposta di Kiko, un ragazzo brasiliano conosciuto nel frattempo, che sembra disponibile ad aiutarli e che propone loro un alloggio presso suo zio Zamora.

Da qui inizia il loro inferno personale in un posto paradisiaco visto che, dopo un lungo e faticoso viaggio nella giungla, il gruppo giunge a destinazione ma al posto della prospettata ospitalità riceve un'accoglienza tutt'altro che amichevole...

Con l'utilizzo moderato dello splatter (presente solo a tratti poichè le scene cruente ci sono ma non sono tante) e una decisamente più spiccata propensione alla costruzione della tensione, il regista John Stockwell confeziona novanta minuti tirati nei quali l'umido scenario dei paradisi brasiliani diventa da subito (fin dal problematico viaggio in bus) un inferno, facendo leva sapientemente su molte delle paure inconsce dei turisti.

Se l'idea del gruppo di persone, avventurieri improvvisati, impossibilitate a sfuggire ad aguzzini che operano nel loro territorio, ostile e al di fuori della legge, è uno spunto classico, questo film lo declina in una dimensione inedita, il turismo di massa, e con molta intelligenza e sapiente uso dei propri mezzi, con i protagonisti a rispecchiare perfettamente i giovani d'oggi: sicuri di avere il mondo in tasca perchè hanno fatto qualche viaggetto, spavaldi e incoscienti nell'affrontare situazioni potenzialmente pericolose, tutti magrissimi e palestrati come solo la società d'oggi impone.



In TURISTAS , thriller che sull'onda di HOSTEL e dei successivi film clone getta in pasto agli orchi il turismo giovanile americano all'estero, spiazzante è la tematica del commercio clandestino di organi, argomento trattato in sottofondo alla trama del film, ma questa volta declinato all'incontrario, come contrappasso: è il "ricco" uomo delle società opulente a "prestare" i suoi organi ai poveri delle favelas.

Poveri che restano vittime visto che, a causa della loro tossicodipendenza e indigenza, vengono portati a compiere azioni che in cuor loro ritengono ripugnanti, da personaggi crudeli e senza scrupoli, per qualche soldo e una dose, sono lo specchio di un Brasile (ma potremmo estendere l'idea ad altri paradisi della natura) molto poco vacanziero ma decisamente reale, che ci vuol gridare a gran voce che quel paese non è solo spiagge, belle donne in tanga a ballare il samba.

L'ambientazione è quanto di meglio si possa chiedere allo spettacolo della natura: foreste pluviali rigogliose e piene di insetti, torrenti che creano cascate e grotte nascoste, spiagge fuori dagli itinerari convenzionali che lasciano senza fiato...

MELISSA GEORGE

Tra le note dolenti sicuramente il fatto che alcune scene di inseguimento assicurano tensione, più che suspence, e sono al limite della realtà e delle possibilità fisiche umane (il bel inseguimento mozzafiato sott'acqua, per esempio). Mentre risulta poco credibile l'interpretazione, la prova attoriale del cast, soprattutto poco credibile la gestione dei rapporti interpersonali tra i vari personaggi: c'è chi si fa uccidere perchè non sopporta di aver perso un amico, e c'è chi, invece, non versa nemmeno una lacrima!

E poi il finale: quella concessione ai buoni brasiliani sembra decisamente fuori luogo.
Insomma film riuscito a metà.