VITE SOSPESE

New York, 1940. La nuova dattilografa, la bionda ebrea Linda Voss (Melanie Griffith), mentre Hitler conquista l’Europa, scopre che il suo capo ufficio, lo scorbutico Ed Leland (Michael Douglas) è una spia dei servizi segreti Usa, l'OSS.

Conquistato il capo, ballando guancia a guancia "In the mood" e "Moonlight serenade", dal letto, il giovane la promuove sul campo 007 e la invia a Berlino, dove ha parenti a rischio, sa parlare tedesco e cucinare lo strudel. Senza dimenticare di carpire ai i nazisti i piani di un nuovo missile.

La giovane si installa, nelle vesti di baby sitter, in casa del generale delle SS Franz Otto Dietrich (Liam Neeson), e mentre sorveglia i bambini ariani e decodifica messaggi cifrati da Settimana Enigmistica, rischia la ghirba e fa innamorare il nazistone.

Finchè arriva lancia il resta il principe azzurro e la donna si ritroverà ad aver cambiato i destini del mondo.

VITE SOSPESE è un inverosimile polpettone ultraromantico, con un cast eccellente, con la Griffith perfetta in costume anni '40, tempi in cui le donne ancora si pettinavano, con i buoni contro i cattivi, l'amore contro la guerra, abbasso i nazisti e Dio salvi l'America.

Manca la suspense, pur correndo a perdifiato tra mille pericoli e qualche banalità, ma, con alle spalle un budget miliardario e le 400 pagine del bestseller di Susan Isaacs, si fa vedere questo spettacolone antinazista per signore, con cortei, passi dell’oca e bandiere, molto di maniera ma ben fatto, divertente, ottimamente fotografato.

Per gli amanti del luogo comune, in "Vite sospese" c’è di tutto: la Berlino piovosa, la banchina ferroviaria, il treno fumante nella notte, Von Karajan che dirige il "Tristano", le porcellane sporche e gli stivali lucenti, i bombardamenti, le sirene, i frustini, Alexanderplatz (è il primo film della Berlino unita), il nazista che non tiene le mani a posto, la nazista che non tiene la bocca chiusa, la chiave in cantina e le sfilate dei bimbi biondi con svastica e un addio all’aeroporto in omaggio a "Casablanca".

Melanie Griffith, che ripensa alle attrici di una volta, e Michael Douglas, costretto a fare da spalla, sono un gran bella coppia.

Certo,in bianco e nero sarebbe stata un’altra cosa.