ALLA RICERCA DI NEMO

Si avventura incautamente oltre la barriera corallina il piccolo Nemo, unico figlio del trepidante pesce pagliaccio Marlin, da poco rimasto vedovo, quando una covata di pesci pagliaccio è stata distrutta dall’attacco di un feroce barracuda.
Sono sopravvissuti all’attacco il papà, Marlin, e Nemo, che ha una pinna atrofizzata e il padre è iperapprensivo nei suoi confronti al punto di desiderare che l’inizio della scuola venga ritardato.

Come anzidetto la curiosità gli è fatale: finisce infatti finisce nelle grinfie di sub, destinazione l’acquario di un dentista di Sidney. L’acquario sarà la sua prigione.

Il disperato padre si mette subito alla ricerca del figliolo, spalleggiato dalla svampita pesciolina azzurra, afflitta da frequenti amnesie, ma fortunata a trovare la maschera del rapitore su cui è stampigliato il nome del medico: P. Sherman.

E mentre il rampollo tenta di fuggire con i compagni di prigionia Branchia e Ivan, papà sbatte contro mille pericoli: dagli squali alla balena, dalle meduse ai gabbiani.

Eccomi, bambino mio.

Tenero e spiritoso cartone in digitale prodotta dalla Disney e Pixar, che fanno ancora una volta centro con un film che rappresenta una sorta di rivincita del rapporto padre-figlio sullo schermo. Di solito si tratta di relazioni virilmente tormentate. Qui invece è papà, dopo che la mamma è morta ad inizio film, ad essere apprensivo nei confronti del piccolo leggermente menomato. Poesia stando bene attenti a scansare le lacrime facili.

Tecnicamente splendido, giusto Oscar nel 2004 per il miglior film d’animazione, capace di divertire con i tanti buffi personaggi, protagonisti e comprimari.

Le voci di Luca Zingaretti, Carla Signoris e soci ispirano simpatia senza mai essere invadenti, in una sceneggiatura che parla ad adulti e bambini con livelli di narrazione diversificati.