LA FABBRICA DI CIOCCOLATO


Togliamoci subito il dente del primo stereotipo: LA FABBRICA DI CIOCCOLATO e’ una FAVOLA MODERNA.
Quindi il film è chiaramente improntato al buonismo condito dal lieto fine. Non so bene quanto per bambini.
Facilmente comprensibile dall’adulto medio (quindi anche te!!).

Passiamo rapidamente al secondo: Tim Burton è quanto di più VISIONARIO si possa chiedere ad un talento che si cimenta nella regia cinematografica. E mi è piaciuto di più in altri film, forse per il tema (il gotico “Il Mistero di Sleepy Hollow”, per esempio) . Anche se capisco bene che chi balla su quella sottile linea che divide la genialità dalla cagata pazzesca è destinato ad essere amato dagli uni e odiato dagli altri. E viceversa. Anche perché non si può parlare bene di tutto. Sarebbe come dire che a Roma, ai tempi di Nerone, si facevano barbecue da urlo.
Lo stile si palese subito, dalle prime scene, quelle della carrellata di immagini su quella che capiremo strada facendo, è la misteriosa Fabbrica di cioccolato, con movimenti ora rapidi e decisi, ora lenti, della telecamera.

E appaiono subito in scena le figure che saranno il pretesto di tutto il film: l’inserimento, all’interno delle confezioni di cioccolato da parte dello stesso misantropo Willy Wonka (Johnny Depp) (che non appare in maniera completa nella prima parte), dei cinque biglietti d’oro, per il concorso, che consentirà di visitare, a rimorchio del padrone, per un giorno intero, la famosa fabbrica anzidetta.
Il cui padrone è più intravisto che visto. Un vedo non-vedo che obbliga il piccolo Charlie Bucket (Freddie Highmore), che abita in una casetta poverissima e obliqua che neanche Scampia, insieme ai genitori e ai quattro nonni, a tenere la scena. Senza neanche un actimel per rinforzare le difese immunitarie. Solo zuppa di cavolo. E che cavolo!

Ed è una favola perché è proprio lui, tra Briatori, Lapo e troniste (si chiameranno così?) in fasce, a vincere l’ultimo biglietto d’oro che gli apre i portoni della fabbrica, accompagnato dal nonno Joe (David Kelly), accompagnatore unico concesso a ognuno dei cinque mostr… pargoli. Gli altri quattro sono viziatissimi e preda dei peggiori peccati, anche più di Luxuria e Fabrizio Frizzi insieme.
Willy Wonka è, come detto, un eccentrico, con tuba, baschetto e occhialini, Johnny Depp, attore che ha un feeling particolare con il regista, considerando i molteplici film che hanno messo in piedi insieme.
Depp dà vita ad un personaggio alquanto bizzarro, ambiguo, gentile, pallido (dovuto alla chiusura nella fabbrica, immaginiamo) e interiormente segnato, in bilico tra un insicurezza latente (il sorriso innaturale e il bisogno di aiutarsi con cartoncini per leggere ciò che deve dire) e la fermezza dell’imprenditore, con una per niente celata vena di crudeltà nel punire i bambini.

L’insicurezza è presto spiegata con il passato triste: il padre era un severo dentista (Christopher Lee) troppo rigido nel cercare di salvaguardare il sorriso del figlio, visto che costringe il tapino ad indossare un apparecchio per denti molto simile ad uno strumento di tortura. Naturalmente vietati tutti i dolci. Fino al giorno in cui padre e figlio si allontanano. Quindi in un sol colpo vengono spiegare tre cose: l’amore per i dolci di Wonka (come atto di ribellione), la mancanza dell’affetto familiare e quel suo sorriso forzato.

Mentre per quattro bambini la cittadinanza la provenienza geografica è abbastanza chiara (Germania, Inghilterra e infine due americani), la città di Charlie non è ben definita, anche se mi ricordava una città dei primi del novecento.

Una vera pillola di bontà si ha quando Charlie vuole vendere il biglietto d’oro per ricavare subito dei soldi e in seguito rinunciare alla fortuna che gli capiterà, per non staccarsi dalla sua famiglia. Troppo maturo, forse.

La figura più strana del film sono Umpa Lumpa,a cui viene lasciato un alone di mistero. Sono uomini? Willy Wonka dichiara, indispettito, che si tratta di esseri umani, ma il paese da cui provengono è sconosciuto. Mistero. Essi, che prima vivevano nella giungla, adesso indossano delle tutine optical-design in stile viaggio nello spazio dei film anni 70. Dobbiamo dire che questo popolo è stato creato ovviamente al computer (sono tutti uguali) con l’attore Deep Roy come matrice.
Molto bella l’idea dell’ascensore/astronave trasparente. Chic e abbastanza futuristica, su cui Wonka sbatte, con toni da bagaglino, un paio di volte.

E siamo al lieto fine:Willy Wonka ritrova l’affetto paterno, una nuova famiglia e un socio-erede.
L’avevamo detto. E’ una favola.

“La cascata è molto importante, mescola il cioccolato. Lo rende leggero e schiumoso. Nessuna altra fabbrica al mondo mescola la cioccolata con una cascata, cari ragazzi, e su questo non ci piove!”